Nuova piazza urbana sul parco del Campasso (Ruijie Yang, Orlando Davide Veloz)

Visto da sotto: da qui parte la rinascita della Valpolcevera

Visto da sotto: da qui parte la rinascita della Valpolcevera

 

I progetti dei laboratori dell’Università di Architettura di Genova per la ricucitura complessiva della valle solcata dal fiume

 

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Genova è al tempo stesso un ponte e un porto, come ha detto Ilvo Diamanti nella prolusione all’anno accademico dell’Ateneo genovese. I ponti uniscono, i porti accolgono: entrambi significano apertura verso l’esterno, entrambi favoriscono lo scambio da e verso il mondo. Mai come in questo periodo il tema è stato così attuale. Il ponte sul Polcevera ha significato il passaggio alla modernità e l’emancipazione verso una dimensione metropolitana ed è stato per 50 anni il simbolo della valle e un motivo di riscatto da una condizione di marginalità. Riccardo Morandi aveva pensato a quel viadotto come ad un’opera dialogante con il contesto, struttura monolitica in cemento precompresso, monumentale e sperimentale per il sistema bilanciato delle antenne alte 90 metri, richiamo alle vicine macchine portuali, al profilo delle navi, alle gru che movimentano le merci. È stato compiuto un atto di accusa ingiustificato verso il progettista, universalmente riconosciuto fra i migliori ingegneri del Novecento. La questione del crollo è ancora sotto giudizio, ma non v’è dubbio che pesanti responsabilità ricadano su difetti di manutenzione, controllo, monitoraggio.

Il collasso del ponte ha reso più evidente le criticità della valle che attraversava. La questione della ricostruzione e del nuovo assetto infrastrutturale non possono essere disgiunte da una strategia complessiva di rigenerazione e da alcune azioni necessarie: la bonifica del suolo inquinato da metalli pesanti, la messa in sicurezza rispetto ai rischi idrogeologici, il recupero di manufatti in disuso, delle industrie dismesse e degli ex depositi ferroviari. Occorre prevedere la dotazione di servizi urbani, di residenze adeguate ai più innovativi modelli europei; bisogna favorire la mescolanza delle funzioni fra i due versanti della valle, la valorizzazione dei beni architettonici ed ambientali, le connessioni trasversali fra le rive opposte ed un circuito di mobilità lenta lungo le sponde.

I nostri Laboratori* hanno lavorato sulla ricucitura complessiva del tracciato vallivo della Valpolcevera. In particolare il Coastal Design Lab ha optato per il mantenimento di parte del viadotto. Del ponte Morandi si è preservato quindi il sistema bilanciato degli stralli, porta d’ingresso al capoluogo ligure e ora restituito all’uso pubblico: belvedere a 50 metri di altezza, possibile elemento di raccordo pedonale fra le sue quote differenti ma anche oggetto di ricerca per gli storici dell’ingegneria, patrimonio dell’infrastruttura ed infine centro di raccolta dati sullo stato di salute delle infrastrutture nazionali. Una piattaforma attrezzata, sopraelevata rispetto all’ex parco ferroviario del Campasso, diventa parte di un circuito turistico, ludico, didattico utile a connettere i beni ambientali e architettonici dell’intera valle. Una reinvenzione del manufatto che replica una condizione tipica di Genova: l’ibridazione delle tipologie, lo straniamento d’uso di elementi ordinari, il raccordo fra quote differenti molto ripide, l’ambivalenza dei punti d’ingresso ed uscita, la compressione delle funzioni.

Questo complesso sistema infrastrutturale, trasversale alla valle e completamente artificiale, s’incrocia con l’altra infrastruttura, il Polcevera, costituendo l’ossatura di tutto il processo rigenerativo. Il torrente deve tornare a respirare, riorganizzando le sue rive, attraendo gli spazi residuali e i vuoti che lo affiancano, ricostituendo una vegetazione ripariale di mitigazione, ampliando le sponde laddove possibile, degradando verso l’acqua per far fronte alle esondazioni. Scheletro portante della mobilità lenta, affiancato dal tracciato della metropolitana di cui si prevede il prolungamento, l’asta del Polcevera, assieme alla rete dei canali minori, può essere la nuova infrastruttura ambientale capace d’innervare tutte le azioni di trasformazione. I progetti puntuali s’inquadrano in questa visione d’insieme e da quella discendono. L’obiettivo, a medio e lungo termine, è d’integrare differenti sistemi, costituendo fra questi sinergia e risonanza, focalizzandosi non solo sulla mobilità urbana infrastrutturale, ma anche sull’interconnessione fra realtà geografiche e sociali oggi interrotte. Per trasformare il disastro in opportunità di rinascita. Il futuro della Valpolcevera può disegnare il destino della Genova post-industriale e dispone di tutti gli elementi per farsi caso paradigmatico, se non modello, nei processi di rigenerazione europei.

 

*All’interno della Magistrale di Architettura dell’Università di Genova e del dAD – Dipartimento di Architettura e Design – il Laboratorio di Progettazione Integrata COASTAL DESIGN LAB (prof. Carmen Andriani, con L. Mandraccio, B. Moretti, D. Servente) e il Laboratorio di Urbanistica e Paesaggio GICLAB (proff. Manuel Gausa, Adriana Ghersi, Gerardo Brancucci con G. Tucci, A. Ronco Milanaccio, M. Pitanti, F. Vercellino) hanno lavorato in parallelo nel primo semestre 2018 su progetti puntuali di rigenerazione del sistema della Valpolcevera. I progetti andranno in mostra presso il Municipio della Valpolcevera e saranno il punto di partenza di un dibattito pubblico. È stato istituito un laboratorio permanente di laurea magistrale sulla rigenerazione e riassetto infrastrutturale della Valpolcevera, coordinato da Carmen Andriani e Manuel Gausa.

 

Autore

  • Carmen Andriani

    Architetta, docente di Architettura presso il DSA della Scuola Politecnica di Genova e, precedentemente, presso l’Università di Chieti-Pescara, svolge attività di ricerca teorica e progettuale sui fenomeni di dismissione infrastrutturale e patrimoniale con riferimento alle città costiere e ai porti del Mediterraneo. Negli anni 2009/2013 amplia il campo d'indagine ai contesti mediorientali (missioni in Libia, Giordania, Egitto) ed affronta il tema dell’archeologia nei contesti estremi del deserto. Nel 2008 è fra i cinque invitati per il padiglione Italiano della XI edizione della Biennale di Architettura. Pubblica per Donzelli il volume Patrimonio ed Abitare. E’ membro del dottorato internazionale Villard e del comitato scientifico della Fondazione Torroja. Vince nel 2013 il premio alla carriera per l’Architettura nella 1° edizione di Icastica Art Event. Vive e lavora fra Genova, Roma e Milano

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