Roma e il Giubileo

Inchiesta a cura di Milena Farina

Con il consueto pessimismo cinico che evocava Ludovico Quaroni nel suo insuperato libro sulla città, Roma si appresta a ospitare l’ennesimo Anno Santo tra cantieri ancora aperti, disagi alla viabilità aggravati dal periodo natalizio e una pressione turistica in crescita esponenziale che potrebbe esplodere con l’arrivo dei pellegrini.

Proprio il fenomeno dell’overtourism giustifica la realizzazione d’interventi discutibili nel centro storico, come la limitazione degli accessi al Pantheon (dal 2023 con prenotazione e biglietto) e alla piazza della Fontana di Trevi (per ora solo ventilata, ma con una certa convinzione, anche dal sindaco Roberto Gualtieri), che tradiscono quell’idea di continuità dello spazio pubblico espressa magistralmente da Giovambattista Nolli nella sua celebre «Pianta di Roma».

Nelle zone più centrali, qualche tentativo di rilanciare quello spirito di città aperta e accogliente si può rintracciare nell’ambizioso programma di sistemazione dell’area archeologica centrale, il CArMe di Walter Tocci, così come nei rinnovati spazi pedonali che s’inaugureranno nelle prossime settimane (piazza Pia, piazza San Giovanni, piazza dei Cinquecento, piazza Risorgimento, la nuova piazza accanto all’Augusteo), anche se è difficile pensare che questi interventi non saranno a uso e consumo turistico, in un centro ormai ridotto a un simulacro senz’anima.

Ma, mentre i turisti simulano l’esperienza della visita alla Fontana di Trevi (in restauro), avventurandosi su un’improbabile passerella vetrata e lanciando monetine in una squallida vasca montata per l’occasione, in attesa di combattere al Colosseo in veste di gladiatori sponsorizzati da Airbnb, nel vasto territorio comunale si programmano interventi di rigenerazione urbana che lasciano sperare in una città più vivibile e in una visione più strategica e lungimirante rispetto a quanto fatto negli ultimi anni: il progetto dei nuovi spazi pubblici dal centro alle periferie tiene finalmente conto delle sfide poste dalla crisi climatica e del fiume come risorsa da vivere e non solo da contemplare; il nuovo stadio della Roma sembra aver trovato una collocazione più sostenibile, dotata di robuste connessioni su ferro e senza aumento del carico urbanistico; si prospetta un futuro anche per la vela incompiuta di Calatrava, che proprio a partire dal Giubileo diventerà un’arena all’aperto per eventi sportivi e concerti.

Nuovi spazi museali propongono programmi espositivi originali e stimolanti, che rifuggono dallo stereotipo di un’offerta culturale legata esclusivamente al patrimonio storico e archeologico della città. Anche il programma di eventi culturali legati al Giubileo si prospetta particolarmente ricco e diversificato, nonostante le incertezze e i ritardi delle grandi istituzioni nel comunicare le iniziative previste.

Le porte sante stanno per aprirsi, ma questa volta il Giubileo non si svolge nelle chiese. A differenza di quello del 2000, non vi è alcun programma per l’architettura sacra. È il Giubileo della “Chiesa in uscita” di papa Francesco, che si misura con le piazze, le strade, l’accoglienza dello spazio pubblico della città. Così, noi abbiamo provato a raccontare la capitale della cristianità alla vigilia del 2025 al di fuori delle chiese. Nella convinzione che, per dirla con Dietrich Bonhoeffer, il sacro è solo nel profano.

Immagine di copertina: «The golden sky». Foto di Francesca Pompei, fotografa di arte e architettura, che ha gentilmente fornito le immagini di copertina di tutti i contributi dell’inchiesta, in una sorta di racconto parallelo ai testi, evocativo e autoriale

 

PS: come tutte le nostre inchieste, anche questa è aperta a contributi e commenti che potrete indirizzare a redazione@ilgiornaledellarchitettura.com

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