Charlotte Perriand

MoMoWo, un progetto pionieristico sulla creatività femminile

Svelare l’invisibile: lo specchio e il suo doppio

Considerazioni dal progetto MoMoWo. Womens Creativity since the Modern Movement, che ha coinvolto sei università e due centri di ricerca coordinati dal Politecnico di Torino

 

Published 21 gennaio 2025- © riproduzione riservata

Pionieristico nel soggetto, negli obiettivi e nel metodo, il progetto MoMoWo. Womens Creativity since the Modern Movement ha puntato i riflettori su una lacuna presente negli studi relativi al contributo delle donne al mondo del progetto e della costruzione. Non solo architettura, ingegneria e design ma anche paesaggio, urbanistica, riuso e restauro sono alcuni degli ambiti investigati da MoMoWo, settori tematici ampiamente praticati dalle donne nel tentativo di contribuire all’umanizzazione degli spazi costruiti e ad un aggiornamento della cultura dell’abitare ma di questo impegno spesso non ne è rimasta se non una debole traccia. Svelare l’invisibile e capire le ragioni di questa omissione colposa è una sfida ancora aperta.

 

WAA Womens Atlas Archives

Con il progetto WAA Womens Atlas Archives, l’attenzione si sposta dall’oggetto, il patrimonio costruito, alle fonti, gli archivi delle donne, per arrivare a mappare i gruppi di ricerca e i singoli studiosi sul tema. L’obiettivo è innescare un processo di conoscenza e di collaborazione, una messa in rete di dati ed esperienze. L’approccio è di tipo partecipativo dal basso e mira a trasformare il pubblico coinvolto da ricettore passivo a collaboratore attivo e consapevole.

Il primo appuntamento è stato il convegno WAA Womens Atlas Archives che il 30 novembre 2024 nella sala Emma Strada al Politecnico di Torino ha ricordato, e ancora una volta reso omaggio, alla prima donna laureata in Ingegneria in Italia.

 

Sei università e due centri di ricerca

Risulta difficile restituire una sintesi anche solo in termini statistici della complessità di temi ed esperienze avviate dal progetto MoMoWo che fino al 2018 ha coinvolto, sotto la guida del Politecnico di Torino, sei università e due centri di ricerca in Europa. Può comunque essere interessante riportare qualche riflessione critica a partire anche dal metodo e dagli strumenti messi in atto.

Dalla lettura incrociata delle informazioni collezionate nel database, articolato in tre intervalli temporali (1918-45 da inizio secolo alla fine della prima guerra mondiale; 1945-68 da fine seconda guerra mondiale alla rivoluzione studentesca; 1968-90 dalla rivoluzione studentesca alla caduta del muro di Berlino) e dei tre Historical Workshop (Leiden 2015, Ljubljana 2016, Oviedo 2017) e del Final Symposium (Torino, 2018) emerge un quadro articolato che vede una progressiva presenza, impegno e riconoscimento delle donne nel mondo della costruzione.

Nel primo periodo, l’era delle pioniere, la presenza femminile è sporadica e legata per lo più a movimenti d’avanguardia, nel secondo, di pari passo con l’emancipazione culturale, si registra un incremento della presenza femminile nelle professioni liberali; nel terzo, il contributo delle donne appare significativo sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, grazie anche a meccanismi che consentono un più democratico accesso al mondo del lavoro.

 

L’Europa dell’est più equa

Alcune differenze si possono rilevare anche a livello geografico. Nei paesi dell’est, dove i regimi hanno puntato maggiormente sulla parità di accesso all’istruzione, le donne hanno trovato minori se non quasi assenti difficoltà rispetto alle loro colleghe dell’ovest.

Può essere interessante a questo proposito il confronto fra Margarete Schütte-Lihotzky e Charlotte Perriand. La prima che, viennese di formazione, ha svolto molta parte della sua attività professionale in Unione Sovietica, non ha mai visto essere messo in discussione il suo valore di progettista. E il suo nome non è mai stato messo in ombra da quello del marito Wilhelm Schütte o da quello degli altri architetti di fama con i quali ha collaborato, come Adolf Loos.

La seconda ha invece visto per molto tempo la sua autorialità e professionalità offuscate dall’invasiva quanto invadente presenza di Le Corbusier.

In copertina: Charlotte Perriand

Autori

  • Emilia Garda

    Architetto e PhD, è professore ordinario in Architettura tecnica presso il dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica del Politecnico di Torino; membro del collegio docenti del dottorato in Ingegneria dell’Architettura e dell’Urbanistica dell’Università di Roma1 La Sapienza; coordinatore di Do.CoMo.Mo Italia sezione Piemonte; project leadear di MoMoWo Women’s creativity since the Modern Movement. Fra i suoi principali interessi di ricerca il restauro del moderno e gli studi di genere.

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  • Caterina Franchini

    Abilitata al ruolo di Professoressa Associata in Architettura Tecnica, è laureata in Architettura, PhD in Storia e Critica dei beni architettonici e ambientali, specializzata in Conservation of Historic Towns and Buildings (RLICC - Belgio), membro del Consiglio direttivo di Do.Co.Mo.Mo. Italia (2014-21). Project leader assistant di MoMoWo. Tra i suoi ambiti di ricerca: Construction History, patrimonio del XX secolo, archivi delle donne, studi di genere.

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