Archeologia tra due giubilei: riusi contemporanei di rovine antiche

Archeologia tra due giubilei: riusi contemporanei di rovine antiche

Tre siti nevralgici, tre concorsi di architettura, tre prospettive di realizzazione

 

Published 17 dicembre 2024 – © riproduzione riservata

La complessa relazione tra città contemporanee e rovine antiche è, da almeno tre secoli in Occidente, un tema al centro d’infiniti dibattiti. Dalla fine del secolo scorso a Roma costituisce uno dei fattori più pertinenti delle politiche urbane pubbliche, in una città che è in procinto di sostenere il Giubileo del 2025, e che nei venticinque anni che sono passati da quello del 2000 ha promosso, grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale – e della Soprintendenza Capitolina in particolare -, una lunga serie di azioni puntuali e di programmi a breve, medio e lungo termine. 

 

I progetti viaggiano con il freno a mano

Forte di un PRG (2008) per molti versi interessato a individuare nei suoi ambiti strategici indirizzi di visione nel merito, Roma Capitale gode ora, a fronte di un bilancio ordinario sempre più ridotto, di cospicui finanziamenti su fondi del Giubileo 2025 e del PNRR Caput Mundi, entrambi oggetto di un’articolata destinazione negli ambiti della riqualificazione, valorizzazione e restauro di aree archeologiche e urbane.

Almeno tre esempi di questo impegno pubblico che intende promuovere il dialogo tra la città del presente e i ruderi antichi sono oggi sotto i nostri occhi in fase più o meno avanzata di realizzazione. Si tratta di tre concorsi internazionali banditi negli ultimi due decenni dalla Soprintendenza Capitolina. Tutti espletati regolarmente e sostenuti da un esito chiaro, i tre concorsi si trovano oggi a dover affrontare le insidie di un iter che non sempre riesce a governare i tempi di realizzazione: sono i tempi dilatati della riqualificazione di piazza Augusto Imperatore, i tempi bruscamente interrotti della valorizzazione dei resti della cisterna delle Sette Sale e i tempi complessi che aspettano il progetto della nuova passeggiata archeologica del CArMe (Centro archeologico monumentale).

 

L’Ara Pacis e il Mausoleo in cerca di feeling

Preceduto da un ampio dibattito, spesso ostile alla nuova teca “spaesata” dell’Ara Pacis, che era stata affidata senza concorso a Richard Meier, e da una serie d’iniziative editoriali che raccoglievano progetti d’impostazione tradizionalista (come quelli di Léon Krier, Colin Rowe e Maurice Culot), il concorso internazionale per la riqualificazione di piazza Augusto Imperatore riapre la questione della mancata sistemazione della piazza novecentesca intorno al Mausoleo imperiale, del suo irrisolto rapporto con il fiume e del ruolo dei suoi inserti moderni e contemporanei. 

Il progetto vincitore, redatto dal gruppo Urbs et Civitas, capogruppo Francesco Cellini, con la collaborazione di Insula Architettura e Ingegneria nelle successive fasi di sviluppo e nell’esecutivo, chiama a sé il monumento antico, lo costringe a essere parte integrante e vitale di una nuova piazza urbana, traslata con i suoi servizi alla quota archeologica, dove è evidenziato il carattere materico del palinsesto della pavimentazione antica e di quella contemporanea in travertino rimovibile. L’intenzione è quella di “ripristinare il senso e l’importanza dell’area come spazio pubblico. In sintesi, si propone che la città si riavvicini al monumento e dialoghi con esso, contrastando la tendenza a trattare le aree archeologiche come luoghi inaccessibili e generalmente incomprensibili.”

La strada individuata dal progetto vincitore intende quindi mantenere – e valorizzare con particolare sensibilità urbana – l’accentuata stratificazione al presente del contesto circostante, a differenza di altre proposte che avrebbero voluto invece risanarne gli effetti dissonanti anche con il ricorso a liberi movimenti all’indietro nella storia (Gruppo Roma Docet di Carlo Aymonino, Leonardo Benevolo, Paolo Marconi e Paolo Portoghesi). Con la loro eliminazione in prima fase, il concorso si fece allora anche interprete di una visione culturale e di un indirizzo interpretativo.

Rimangono aperti i molti interrogativi legati ai lunghi tempi di attuazione: quasi vent’anni di finanziamenti comunali, dal concorso (2006), al progetto esecutivo del primo stralcio funzionale verso sud (con le cordonate verso San Carlo e verso l’Ara Pacis che connettono la quota antica con quella contemporanea, 2015), alla prevista conclusione dei lavori (2024 per la prima fase e 2025 per la seconda fase verso nord).

Per il 2026 saranno anche portati a termine, sempre a cura della Soprintendenza Capitolina, il restauro del Mausoleo e la sua nuova funzionalizzazione: un nuovo museo, finanziato dalla Fondazione Bulgari e allestito da Rem Koolhaas, che ospiterà l’insieme delle testimonianze archeologiche e artistiche legate alla sua storia, a partire dai ritrovamenti rinvenuti durante i lavori.  

 

Sette Sale, zero fondi: la cisterna (per ora) resta a secco

Negli ultimi anni, l’amministrazione di Roma Capitale individua nel concorso una procedura in grado, più di altre, di accelerare i tempi di esecuzione e soprattutto di garantire la qualità degli interventi. Nel gennaio 2022 la Soprintendenza Capitolina indice il concorso internazionale di progettazione per il restauro conservativo, il consolidamento e la valorizzazione della cisterna delle Sette Sale sul Colle Oppio, da finanziare con fondi PNRR Caput Mundi. Il concorso costituisce un avvio molto incoraggiante di questa nuova stagione che si avvale di una proficua collaborazione con l’Area concorsi dell’Ordine degli Architetti di Roma.

I resti della monumentale cisterna, serbatoio delle vicine Terme di Traiano, strettamente connessa al contesto infrastrutturale antico di questa parte dell’Esquilino (mura serviane e acquedotti), sono da tempo chiusi al pubblico, poco visibili dalla strada e fortemente degradati. Obiettivo primario del concorso è quello di mirare alla conservazione e al consolidamento delle strutture antiche (cisterna e soprastante domus prevalentemente tardo antica) per poterne garantire la valorizzazione anche grazie a una più ampia riqualificazione del contesto.

Il progetto vincitore di Luigi Franciosini interpreta queste richieste con immaginifica adesione al contesto antico e sua restituzione di senso, predisponendo un ingresso in salita sull’attuale via Mecenate, riattivando il movimento dell’acqua dall’alto verso il basso e affidando al segno forte della tettoia di protezione anche il compito di regimentarne il flusso verso i resti della cisterna. 

Purtroppo, il percorso virtuoso appena descritto si è almeno momentaneamente interrotto in seguito alla riduzione dei finanziamenti del PNRR Caput Mundi. Nel corso della definizione del programma di dettaglio, l’intervento è stato oggetto di un taglio pesante, passando dai 9 milioni iniziali a poco più di 3 milioni e lasciando all’Amministrazione capitolina il non facile compito di reperire altrove i fondi necessari a mantenerlo in vita nella sua interezza. Per il momento sarà concretamente realizzabile soltanto un primo stralcio funzionale, presumibilmente riservato alle sole opere di consolidamento. 

 

L’area archeologica centrale avrà un nuovo look?

Nonostante la brusca frenata, il concorso delle Sette Sale può essere considerato una sorta di prova generale del concorso internazionale per la nuova passeggiata archeologica, che nel 2023 ha avviato il grande progetto strategico dell’area archeologica centrale di Roma, ribattezzato progetto CArMe dal suo promotore e delegato del sindaco, Walter Tocci. 

Si tratta in questo caso, dopo decenni di ragionamenti, commissioni, incontri pubblici e provvedimenti istituzionali sul destino di quest’area prestigiosa, di un importante investimento di conoscenza sul futuro della città nel suo insieme, che prevede a medio e lungo termine una sequenza di concorsi puntuali, un rilevante coinvolgimento operativo delle università romane, e un dialogo aperto con le istituzioni straniere e con la cittadinanza. 

Il concorso del 2023, finanziato da fondi giubilari, a un solo grado e molto complesso nell’articolata suddivisone dei lotti, non ha previsto per il momento trasformazioni strutturali e ha richiesto soluzioni utili a definire la pavimentazione dell’anello viario prevalentemente pedonale intorno al Palatino, al Foro Romano e al Campidoglio, con la previsione di strutture destinate alla fruizione, di nuove piazze di affaccio sulla quota archeologica e di sistemi di connessione con il tessuto urbano circostante. Ha vinto il progetto dello Studio Labics. 

In attesa dei successivi passaggi proiettati verso un futuro prossimo (triennio 2025-27, con un investimento da 282 milioni tra fondi PNRR, Giubileo, statali e comunali) e verso un futuro più lontano (con l’apertura della stazione metropolitana di piazza Venezia che consentirà la pedonalizzazione dell’intera area e con il coinvolgimento di un più ampio territorio extra urbano), l’augurio è quello di riuscire a superare alcuni ostacoli già in parte riconoscibili nel corso dell’avanzamento della procedura: il pericoloso ritorno di una visione ideologica del significato della via dei Fori Imperiali; il complicato rapporto tra Stato e Comune, che penalizza da tempo la gestione unitaria dell’area e ha già causato qualche rallentamento; una possibile overdose dello stesso strumento virtuoso del concorso quando i progetti vincitori sono soggetti a un eccesso di modifiche. 

Immagine copertina: Ubique medius caelus est, Tempio dei Càstori al Foro Romano (© Francesca Pompei)

Autore

  • Architetto, già professore ordinario di Restauro architettonico, presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Roma Tre dove ha diretto i due Master in Restauro architettonico e in Culture del patrimonio (biennale) dell’Ateneo e coordinato il Dottorato di ricerca in Architettura: innovazione e patrimonio. È presidente dell’ARCo (Associazione per il recupero del costruito) e direttore della rivista “Ricerche di storia dell’arte” - Serie Conservazione e Restauro. Dal luglio 2013 al luglio 2019 è stata direttore del Dipartimento di Architettura di Roma Tre. Svolge attività di ricerca e di consulenza professionale nel campo dello studio, del restauro e della valorizzazione del patrimonio architettonico e archeologico dei paesaggi culturali e urbani prevalentemente italiani.

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