Scuola Futura, quanti inciampi

Quanti inciampi per la scuola Futura

Quasi 18 miliardi di fondi PNRR all’edilizia per l’educazione. Tanti cantieri aperti, altrettante criticità 

 

Published 15 aprile 2025 – © riproduzione riservata

Il PNRR assegna un ruolo centrale all’innovazione scolastica attraverso 6 riforme e 10 linee di investimento previste nel programma Futura – La scuola per l’Italia di domani gestito dal Ministero dell’Istruzione e del Merito per garantire il diritto allo studio, potenziare le competenze digitali e contrastare la dispersione scolastica, la povertà educativa e i divari territoriali.

Le riforme riguardano la riorganizzazione del sistema scolastico, la formazione e il reclutamento del personale, l’orientamento, il riordino degli istituti tecnici e professionali e degli Istituti Tecnici Superiori. 

Gli investimenti infrastrutturali si articolano in due ambiti: il massiccio intervento sull’edilizia scolastica gestito dagli Enti locali e finalizzato alla realizzazione di nuovi asili nidi e scuole dell’infanzia, di nuove mense e strutture per lo sport, alla messa in sicurezza degli edifici e alla costruzione di 216 scuole innovative, sostenibili, sicure e inclusive e, dall’altro, la realizzazione di ambienti innovativi per la didattica digitale gestita dalle singole istituzioni scolastiche.

Con un investimento di 17,59 miliardi la scuola potrebbe dunque svolgere un ruolo strategico per la crescita del nostro Paese, tuttavia l’attuazione di un piano così ambizioso ha molte criticità. L’impostazione degli interventi del programma Futura tende infatti a penalizzare i territori già caratterizzati da un’offerta insufficiente le cui amministrazioni locali, essendo meno attrezzate in termini di capacità progettuali e amministrative, sono spesso costrette a rinunciare o ad aderire in modo limitato ai bandi. Il timing degli interventi infrastrutturali è iniziato nel 2021 con gli avvisi per gli enti locali, seguito dall’aggiudicazione e dall’avvio dei lavori nel biennio 2022-23, il biennio 2024-25 è destinato all’esecuzione dei lavori da concludere a giugno 2026.

Asili nido: pochi posti, si corre ai ripari

Per costruire nuovi asili nido e scuole dell’infanzia o mettere in sicurezza quelli esistenti erano inizialmente previsti 4,6 miliardi di euro per creare 264.480 nuovi posti, con l’obiettivo di 33 posti ogni 100 bambini di età compresa tra 0 e 2 anni. 

L’importo è stato poi ridotto a 3,29 miliardi di euro e il nuovo Piano nidi varato con decreto n. 79/2024 riduce i posti a 150.480. Non tutti i Comuni hanno partecipato e infatti i 2.345 enti coinvolti coprono 2,1 milioni di bambini da 0 a 6 anni, pari a due terzi della popolazione target. 

Tra le criticità c’è la difficile gestazione dei progetti il cui importo dei lavori è stato fissato a livello nazionale parametrizzando i costi di costruzione senza la possibilità di aggiornamenti che tengano conto degli aumenti registrati nei Prezzari regionali e richiedendo, al contempo, alti standard di sostenibilità e il rispetto del principio DNSH. Inoltre, più della metà dei progetti è stata assegnata a piccoli comuni che hanno spesso minori capacità amministrative e finanziarie. 

Considerati i tempi di attuazione, i progetti del Piano 2024 rischiano di non esser conclusi entro giugno 2026 mentre restano irrisolte l’incognita dei costi di gestione delle nuove strutture e la persistenza dei divari territoriali: in regioni come la Sicilia e la Campania, nonostante i nuovi posti, non si raggiungerà il target del 33%. Per questo, lo scorso 17 marzo è stato firmato il decreto per nuovo Piano di interventi che destina altri 800 milioni per gli asili nido privilegiando i Comuni con una copertura inferiore al 33% e assicurando almeno la percentuale minima di riserva per i comuni del Mezzogiorno. Nel rispetto degli obiettivi previsti dal PNRR, gli interventi che saranno ammessi al finanziamento dovranno garantire l’aggiudicazione dei lavori entro il 31 agosto 2025.

 

Mense, impianti sportivi, sicurezza. Ma non per tutti

Come rilevato dai rapporti periodici di Save the Children il sistema educativo italiano presenta gravi divari tra Nord e Sud, con carenze che si riflettono nei tassi elevati di dispersione scolastica e nella percentuale di giovani NEET. Per facilitare il tempo pieno e contrastare l’abbandono scolastico, il PNRR finanzia la costruzione di nuove mense e la riqualificazione di quelle esistenti con un budget di 960 milioni di euro (400 dei quali per nuove strutture). Secondo l’Anagrafe nazionale solo un terzo delle scuole ha la mensa (13.533 su 40.160) e la distribuzione non è omogenea: mentre la mensa è presente nel 43% delle scuole del Nord e nel 41% delle scuole del Centro, a Sud poco più del 20%, e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. 

Per questo, l’iniziale ripartizione ha riservato oltre il 57% delle risorse al Sud, tuttavia, il valore dei progetti presentati dai comuni meridionali non ha superato i 175 milioni: Sicilia e Campania hanno fatto richieste rispettivamente per il 22% e il 56% dei fondi disponibili e le altre regioni del Sud, pur beneficiando di risorse superiori alle assegnazioni iniziali, non sono riuscite ad assorbire l’intera quota Mezzogiorno. 

Così, per raggiungere il target, le somme inutilizzate sono state assegnate ai comuni del Centro-Nord e la misura è in ritardo, poiché non è stata completata l’aggiudicazione degli appalti, che avrebbe dovuto concludersi entro il terzo trimestre del 2023.

Per aumentare l’offerta di attività sportive sin dalla scuola primaria su tutto il territorio nazionale, il PNRR destina 300 milioni di euro alla costruzione e messa in sicurezza delle palestre scolastiche. In questo caso, stando a quanto comunicato dal M.I.M. alla Corte dei Conti, l’elevato numero di candidature (ben 2.859) “ha comportato un rilevante lavoro di controllo sull’effettivo possesso dei requisiti” causando grossi ritardi, a oggi non è stata terminata l’aggiudicazione dei contratti che avrebbe dovuto concludersi entro il 1^ trimestre 2024.

Il rapporto di Legambiente, basato sull’analisi di 6.343 edifici scolastici dislocati in 93 capoluoghi di provincia, evidenzia che a settembre 2024 solo la metà di essi possedeva le certificazioni di sicurezza essenziali (collaudo statico, certificato di agibilità e certificato di prevenzione incendi); inoltre, analizzando gli oltre 3.000 comuni italiani in zona sismica, è emerso che solo il 22,7% degli edifici scolastici in “zona 1” è stato progettato o adeguato alle norme antisismiche, in “zona 2” la percentuale scende al 16,1%, inoltre solo il 25,7% dei comuni in zona 1 e 2 ha svolto verifiche di vulnerabilità sismica sugli edifici scolastici. Inizialmente erano previsti 3,9 miliardi di euro per realizzare interventi di messa in sicurezza, adeguamento sismico, efficientamento energetico ed impiantistico degli edifici scolastici del I e II ciclo, il budget è stato poi elevato a 4,4 miliardi di euro e la misura è in ritardo poiché al monitoraggio del 13 dicembre 2024 è stato speso il 24,23% dei fondi. 

 

Di corsa per le 212 nuove Scuole. E per la Scuola 4.0

Alla costruzione di nuove scuole “innovative, altamente sostenibili, sicure e inclusive” in tutta Italia, sono stati inizialmente destinati 800 milioni di euro, poi aumentati a oltre 1 miliardo di euro che permetteranno di realizzare 212 nuove scuole. 

Si è partiti con uno dei più grandi concorsi di progettazione dedicati all’edilizia scolastica che sia mai stato bandito: il MIM ha infatti pubblicato un avviso pubblico per selezionare le aree ove realizzare le nuove scuole e ha poi emanato il bando di concorso stilato sulla base di Linee guida elaborate da un apposito gruppo di lavoro. 

I requisiti richiesti includono la sostenibilità ambientale, l’integrazione di nuove tecnologie per la didattica digitale, la sicurezza sismica, l’accessibilità universale e una funzionalità pedagogica basata su spazi flessibili, modulari e adatti a nuove metodologie didattiche. Le graduatorie definitive del concorso sono state pubblicate ad aprile 2023, la gestione è poi passata agli Enti locali che hanno curato i progetti esecutivi e l’avvio dei cantieri. 

Molte criticità sono dovute alle procedure autorizzative, alle difficoltà di coordinamento tra i diversi enti, alla mancanza di personale nelle amministrazioni locali, allo sforzo di formazione necessario per l’adozione del BIM e, non ultimo, all’incremento dei costi delle materie prime. Il 20 settembre 2023 è stata completata l’aggiudicazione dei lavori e, secondo gli ultimi monitoraggi, i lavori procedono in modo differenziato: a Sud è stato avviato il 29% dei cantieri, a Nord la percentuale è del 40% e al Centro del 36%. 

Alle misure infrastrutturali si aggiunge un finanziamento di 2,1 miliardi di euro destinato al programma Scuola 4.0, gestito dalle singole istituzioni scolastiche attraverso la piattaforma Futura. L’obiettivo è innovare il sistema educativo italiano con due grandi linee di intervento: “Next Generation Classrooms” volta a trasformare almeno 100.000 aule tradizionali in ambienti di apprendimento innovativi e flessibili ove adottare metodologie didattiche attive e collaborative supportate dalle tecnologie digitali e “Next Generation Labs” volta a creare laboratori per le professioni digitali del futuro sviluppando competenze in settori come la robotica, l’IA e la cybersicurezza nelle scuole del II ciclo. 

Anche in questo caso l’ambizione si scontra con le molte difficoltà incontrate dalle scuole che sono schiacciate da servizi amministrativi sottodimensionati, procedure complesse, sovrapposizione di finanziamenti, scadenze e adempimenti amministrativo-contabili e, non ultimo, dalla lentezza nell’erogazione dei fondi che sta anche mettendo a rischio il futuro delle tante imprese fornitrici di migliaia di schermi interattivi, stampanti 3d, visori multimediali, droni, robot e software didattici da impiegare in una scuola in cui il domani pare ancora lontano.

Immagine di copertina: Il cantiere della Cittadella scolastica di Castel Volturno (© Studio Settanta7)

 

Le Linee guida per la progettazione degli ambienti di apprendimento delle scuole “innovative, altamente sostenibili, sicure e inclusive”, elaborate per il concorso Futura PNRR bandito dal MIM con il supporto dei Comuni e del CNAPP, si articolano in dieci punti ispirati alle Norme tecniche per l’edilizia scolastica del D.M. 18/1975 e hanno orientato il progetto di 212 nuovi edifici scolastici che coprono tutti i gradi di istruzione (dall’Infanzia alle Secondarie di II grado), contano su uno stanziamento di un miliardo e 189 milioni di euro e sono così distribuite: 2 istituti ciascuno in Molise, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige; 6 istituti ciascuno in Abruzzo, Basilicata e Umbria; 3 istituti in Liguria; 7 istituti in Sardegna; 9 istituti ciascuno in Friuli-Venezia Giulia, Piemonte e Marche; 12 istituti ciascuno in Veneto, Lazio e Puglia; 14 istituti in Sicilia; 15 in Lombardia; 16 istituti ciascuno in Toscana e Calabria; 23 istituti in Emilia-Romagna e 35 istituti in Campania. 

I Comuni con un finanziamento superiore a 10 milioni di euro sono 27 e l’investimento più consistente è a Castel Volturno (Caserta), che riceverà circa 29,6 milioni di euro.

Le graduatorie definitive del concorso sono state pubblicate ad aprile 2023 e, dopo l’elaborazione da parte del MIM del Documento di Fattibilità Tecnico-Economica (FTE), la gestione è passata agli Enti locali, incaricati di redigere i progetti esecutivi, seguire gli iter autorizzativi e avviare i cantieri. 

Per l’aggiudicazione dei lavori, i Comuni hanno potuto scegliere se aderire alla convenzione con Invitalia per selezionare le imprese sulla base del progetto FTE (opzione scelta da circa il 75%), seguire la procedura ordinaria d’appalto pubblico o optare per l’appalto integrato. La difficoltà nel coordinamento tra enti, la carenza di personale tecnico nei Comuni, l’impegno richiesto dalla formazione al BIM e l’aumento dei costi delle materie prime hanno rappresentato ostacoli significativi. 

Tuttavia, il 20 settembre 2023 si è concluso il processo di aggiudicazione dei lavori e oggi – seppure con ritmi diversi da regione a regione – cominciano a vedersi i cantieri di queste scuole, che dovranno essere concluse entro giugno 2026.

Pur nella diversità di contesti, tipologie e soluzioni progettuali (che presentiamo a seguire in una non esaustiva carrellata di progetti), le 212 scuole del programma Futura PNRR condividono caratteristiche fondamentali: sostenibilità ambientale, rispetto del principio DNSH, integrazione del digitale nella didattica, sicurezza sismica, accessibilità universale e flessibilità degli spazi a supporto di metodologie educative innovative. 

Resta da vedere se questi principi, tradotti in architetture vive e accoglienti, sapranno davvero generare appartenenza, inclusione e desiderio di apprendere, connettendo educazione, comunità e futuro. 

Solo allora si potrà capire se questi edifici saranno delle scuole del futuro o, semplicemente, delle scuole nuove.

  • A Milano è in costruzione il nuovo liceo “Giovanni Gastel”, il cui progetto e direzione dei lavori sono affidati al raggruppamento guidato da Degli Esposti Architetti. L’edificio, parte della storica istituzione fondata nel 1857 come Reale Scuola Tecnica, rilegge la tradizione del Moderno lombardo e, al contempo, rispetta i più recenti requisiti ambientali con soluzioni progettuali e impiantistiche che garantiscono la flessibilità e minimizzano i consumi. La composizione si basa su un blocco di tre livelli ove si alternano spazi interni e spazi aperti. Gli spazi distributivi del primo e secondo piano sfociano nella loggia-ballatoio sul fronte ovest che perimetra le aule-giardino a cielo aperto e mette in relazione gli spazi scolastici con il futuro parco pubblico. La palestra, l’auditorium, il teatro di posa e la caffetteria, ubicati nella parte est, possono essere connessi mediante pareti mobili e si affacciano sulle aree a giardino dove svolgere attività esterne.
  • Dopo la demolizione del vecchio plesso, a Fino Mornasco (Como) è in corso la ricostruzione della nuova Scuola Secondaria di I grado “Scalabrini” che, con una superficie di circa 4.000 metri quadri, ospiterà 6 sezioni con aule flessibili e ambienti aperti variamente configurabili. Il progetto segue i tre principi guida richiesti dal concorso: aule flessibili e adeguate a nuove metodologie didattiche, una scuola-centro civico con biblioteca e auditorium aperti anche in orari extrascolastici e il rispetto della sostenibilità ambientale. Nel cantiere si è recentemente avuto un grave incidente sul lavoro.
  • A Mondovì (Cuneo) è stato demolito il vecchio Istituto Superiore “Baruffi”, caratterizzato da consistenti barriere architettoniche e da problemi di isolamento termico e sicurezza antisismica. Al suo posto sta prendendo forma la nuova scuola progettata dagli architetti Andrea Arcese, Leonardo Botti, Federico Marchetti e Noemi Obinu: un edificio lineare di due livelli che punta a coniugare la dimensione pubblica e aperta della facciata anteriore – articolata da un grande portico che accoglie i servizi – con un’area più riservata che ospita le aule flessibili dedicate a specifiche discipline e i giardini scolastici affacciati sulla campagna.
  • A Dronero (Cuneo) è in corso la costruzione della nuova Scuola Primaria “Vittorio Caldo” in località Oltre Maira, progettata da Vania Santangelo e Flavia Flaccavento, con aule aperte che permettono di spostarsi in ambienti innovativi, laboratoriali, dedicati alle varie discipline. L’edificio è concepito come un grande spazio pubblico, con percorsi e ambienti destinati alle attività didattiche e a quelle di comunità, come la palestra – circondata da pareti traslucide – che servirà sia per le attività motorie sia come luogo di incontro.
  • A Zugliano (Vicenza), dopo la demolizione del vecchio edificio, è in costruzione la Scuola Primaria “Alfredo Fabris”, realizzata interamente in legno per ridurre le emissioni di CO2. L’edificio, a due piani, è al centro della piazza del paese e si sviluppa attorno a un’agorà centrale a doppia altezza su cui convergono aule polifunzionali, laboratori, spazi flessibili, modulari e facilmente riconfigurabili in base alle esigenze didattiche.
  • Anche a San Gemini (Terni) si è scelto di demolire e ricostruire la Scuola Primaria “Albert Bruce Sabin”, il nuovo edificio, progettato da Matteo Romanelli, sarà completamente in legno, con volumetrie sfalsate che, ispirandosi a quelle del borgo storico, si articolano tra l’area verde esterna e il grande cortile che gira intorno all’agorà, dove sarà ospitata la biblioteca aperta anche alla cittadinanza.
  • A Nettuno, nell’area metropolitana di Roma Capitale, sono iniziati i lavori della nuova Scuola Secondaria di I grado “De Franceschi” che sarà completamente a costo zero dal punto di vista energetico. Il nuovo edificio prevede ampi spazi vetrati e vari laboratori scientifici e artistici che utilizzeranno i dispositivi tecnologici acquistati con i fondi della Scuola 4.0 e saranno aperti alle associazioni del territorio.
  • A Castel Volturno (Caserta), su un’area confiscata alla mafia, si sta costruendo quella che sarà la scuola più grande d’Italia e accoglierà i 1.800 alunni oggi distribuiti tra due vecchi istituti che saranno demoliti lasciando spazio a aree verdi per l’aggregazione sociale. Il progetto di questa nuova “cittadella della scuola” è stato curato dallo studio Settanta7 ed è caratterizzato da una forma sinuosa con tre macroaree e tre corti curvilinee circondate da superfici vetrate. La distribuzione degli spazi interni è eterogenea e favorisce l’apprendimento interdisciplinare, con aule didattiche alternate a laboratori multimediali. La struttura è in acciaio con solai in lamiera grecata e, per garantire la sostenibilità ambientale, l’edificio autoprodurrà tutta l’energia rinnovabile necessaria al suo funzionamento.
  • A Sinnai (Cagliari) dopo la demolizione del vecchio edificio, sono iniziati i lavori di ricostruzione del nuovo plesso dell’IC “Sinnai 2”. All’ideazione hanno contribuito anche gli studenti, che prima del concorso di progettazione si sono divisi in gruppi di lavoro per disegnare una scuola dove si potrà dialogare, muoversi e godere di spazi dedicati alla musica, al teatro e allo sport. Accogliendo questi desideri, il progetto propone aule-laboratorio dedicate a ciascuna materia che invadono lo spazio fluido del connettivo, mentre l’agorà centrale diventa, all’occorrenza, mediateca, ludoteca e auditorium.

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998, insieme fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente, all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima.. Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006.

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