Architette e ingegnere: è solo questione di declinazione?
Per l’osservatorio dell’Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architette (Aidia), si sono fatti passi avanti, ma c’è ancora poca presenza nei ruoli apicali e i modelli femminili di riferimento sono ancora tutti da costruire
Published 20 gennaio 2025 – © riproduzione riservata
In tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno
(Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, 1989)
“È solo questione di declinazione?”. Con questa domanda si apriva nel dicembre 2021 un importante convegno organizzato a Bologna dall’Aidia (Associazione Italiana Donne Ingegnere e Architette) con Cnappc, Cni e gli Ordini professionali. Dopo quasi tre anni crediamo che la domanda sia ancora questa: non è semplicemente questione di declinazione al femminile, la giusta declinazione del titolo professionale è uno dei tanti temi che può avvicinarci al riconoscimento di un ruolo professionale spesso sminuito, ignorato, non valorizzato.
L’osservatorio privilegiato di un’associazione storica e consolidata sul territorio italiano come l’Aidia (che esiste dal 1957 ed è diffusa su tutto il territorio nazionale con sedi locali) ci consente di avere uno spaccato della situazione professionale di architette e ingegnere, divise quasi equamente tra le due professionalità, con quasi l’80% di esse tra i 32 e 60 anni e circa il 65% di libere professioniste, e quindi di monitorare le criticità e gli svantaggi dell’essere donne in un ambito fortemente connotato da dinamiche e strategie lavorative maschili e maschiliste.
Una rappresentanza non adeguata
La folta rappresentanza di libere professioniste in età lavorativa produttiva ci ha spinte, in occasione delle celebrazioni per i 100 anni dell’istituzione degli Ordini professionali, a un approfondimento sulla rappresentanza di genere dei Consigli degli Ordini, da un lato per monitorare le pari opportunità, dall’altro per valorizzare il ruolo e le competenze delle professioniste. Lo studio dei dati ha fatto emergere una crescita della presenza femminile nei Consigli a fronte però dell’amara constatazione, in relazione ai ruoli apicali, che ancora le percentuali non rispecchiano il numero di iscritti rispetto al genere (indagine svolta dalla Commissione Comunicazione di Aidia, composta da Maria Acrivoulis, Chiara Cacioppo, Annachiara Castagna, Silvia Rossi, Anna Vella: https://aidia-italia.it/donne-e-ordini-professionali-dopo-100-anni-a-che-punto-siamo/).
Si osserva inoltre un aumento della rappresentanza femminile soprattutto legata all’emanazione del nuovo regolamento elettorale degli Ordini degli Ingegneri, che ha fissato regole per l’equa rappresentanza dei generi, questo porta a supporre che il quadro possa non essere del tutto realistico della situazione e che ancora una volta in Italia ci sia uno sbilanciamento tra le donne nel mondo lavorativo e le rappresentanti istituzionali.
Anche nei Consigli nazionali questo sbilanciamento è evidente, con il 40% di donne per il Cnappc e il 33% per il Cni.
L’indagine svolta dall’AIDIA, evidenzia criticità che si allineano alla condizione nazionale del lavoro femminile e sottolinea, ancora una volta, che nei ruoli di rappresentanza le Donne sono ancora in netta minoranza e questo nonostante l’alta competenza che contraddistingue il loro lavoro, pari o superiore a quella di tanti uomini.
Su questo tema è quindi necessario che, a prescindere dalle regole sull’equa rappresentanza di genere negli Ordini e nei Consigli Nazionali, si dia spazio alle tante donne che lavorano con competenza e professionalità pari o superiore a quella dei colleghi e che sono attive sul tema delle pari opportunità.
Le stesse criticità si trovano nel mondo dell’insegnamento, in cui, ai livelli universitari, le donne superano il 50% ma sono meno del 25% fra i professori ordinari e meno dell’1% nel ruolo di rettrici (anche se in Atenei importanti, come Donatella Sciuto al Politecnico di Milano).
Continuiamo ad assistere a consessi di sole figure maschili anche nelle principali aziende e società di architettura e ingegneria, nonché nei tavoli istituzionali. La mancanza delle donne dai centri delle decisioni emerge anche dalle indagini svolte dalle consigliere per le pari opportunità del Cni e del Cnappc (Ippolita Chiarolini e Alessandra Ferrari), socie Aidia, che evidenziano soprattutto un dato allarmante (per il settore architetura già approfondito all’interno di questa stessa inchiesta): “la differenza tra reddito maschile e femminile risulta significativa… e mostra una situazione che non è legata all’età delle professioniste e che non migliora con il rafforzamento della posizione lavorativa”.
La libera professione spesso non è una scelta
Secondo l’Eurostat nel terzo trimestre 2024 le donne italiane occupate sul totale della popolazione era del 53,6% contro una media europea del 66,5%; eppure l’Ufficio Studi della Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato segnala che nel 2023 il numero più elevato di lavoratrici indipendenti è proprio in Italia. Questo record europeo va analizzato alla luce del contesto socioeconomico e lavorativo: “non possiamo considerare il numero di imprenditrici come un segnale di dinamismo economico senza tener conto delle condizioni che spingono molte a fare questa scelta. Il record può nascondere problemi strutturali come contratti precari, mancanze di politiche per l’occupazione femminile e ostacoli al lavoro dipendente”.
È proprio questo il problema nel mondo dell’architettura e dell’ingegneria: la libera professione spesso non è una scelta ma l’unica alternativa in un contesto che sminuisce il ruolo sociale e culturale degli architetti e degli ingegneri, non valorizzandone le competenze e non supportandoli con adeguate politiche di sostegno. In questo contesto le donne sono i soggetti più fragili, che, in mancanza di un piano strutturale di valorizzazione dei professionisti e di tutela della famiglia, sono costrette a intraprendere il percorso imprenditoriale per rimanere nell’ambito lavorativo.
Già nel 2022 il Report del Cnappc La professione di Architetto in Italia nel 2021 evidenziava disparità di reddito sia tra le libere professioniste e i loro colleghi uomini, sia tra i dipendenti di aziende, con uno scarto nel 2021 del 48% in favore degli uomini (nel 2000 era dell’85%); purtroppo oggi questo dato è confermato dai dati di Almalaurea, che registrano il maggior divario retributivo uomo-donna nel campo dell’Architettura e dell’Ingegneria Civile, in cui il gender pay gap è del 14,4%.
A causa della mancanza di adeguate politiche di welfare e di dinamiche socioculturali che agevolino la carriera maschile, architette e ingegnere tendono a impiegare mediamente più tempo rispetto ai colleghi per raggiungere posizioni adeguate alla loro professionalità e questo comporta che il loro reddito rimane sempre a un livello nettamente inferiore in Italia.
I modelli di riferimento dove sono?
Un argomento centrale nel rafforzamento delle pari opportunità nel campo dell’architettura e dell’ingegneria, spesso argomento di confronto nel dibattito interno all’Aidia, è quello legato alla mancanza di modelli di riferimento femminili e della “dimenticanza” da parte della critica e della storia di donne che, invece sono state figure centrali sempre presenti e operative. Ispirare le nuove generazioni e riscrivere la storia, dando spazio alle donne che sono state dimenticate consente di segnare il cambio culturale necessario ad affermare il valore della differenza che diviene un motivo di arricchimento anche nel campo delle costruzioni.
Su questi temi l’Aidia da anni si impegna affinché le vite, le esperienze delle donne, il mondo complesso delle loro aspirazioni e dei loro talenti, troppo spesso sopraffatte da una visione stereotipata imposta dal contesto culturale e agevolata da inadeguate azioni di sostegno alla famiglia, alla maternità e alla paternità, vengano scardinate e vengano disegnate nuove strade di normalità.
Immagine di copertina: Margarethe Schütte-Lihotzky nel suo appartamento nel 1981 (foto Margherita Spiluttini, www.schuette-lihotzky.at)

Pugliese di origini greche, nel 2000, fonda a Roma lo studio professionale ACRIVOULIS Architettura + Interior Design, occupandosi da sempre sia di appalti pubblici sia di lavori per privati in ambito residenziale, hospitality e retail. Dal 2017 al 2020 Presidente della sezione romana della AIDIA e dal 2021 al 2022 Presidente Nazionale. Con l’AIDIA da anni è impegnata nel settore delle pari opportunità. Nel 2018 è stata chiamata dal Comune di Anguillara Sabazia a svolgere l’incarico (tecnico) di Assessore all’Urbanistica. Attiva nel dibattito culturale fin dagli anni universitari, durante i quali è tra i fondatori della rivista IntegrA, dopo la laurea nel ’99 ha svolto 2 cicli di insegnamento al Politecnico di Bari per poi trasferirsi a Roma e dedicarsi principalmente alla libera professione. L’impegno nel dibattitto culturale è legato in particolar modo ai temi della qualità nell’Architettura sia a grande scala che nel dettaglio, ha curato convegni e pubblicazioni su questi temi. I suoi lavori nell’ambito privato e del residenziale sono pubblicati su Magazines del settore che evidenziano la realizzazione di ambienti particolari ed emozionali in cui la luce e la ricerca sui materiali svolgono un ruolo centrale. Ha ricevuto diversi riconoscimenti in Concorsi di Progettazione nell’ambito del disegno dello spazio pubblico.