Spagna: dalle crisi nuove forme di domesticità

Spagna: dalle crisi, nuove forme di domesticità

Le politiche e il panorama recente delle abitazioni sociali: 7 interventi per 3 temi di progetto

 

Published 07 giugno 2024 – © riproduzione riservata

Sebbene i primi interventi pubblici in materia di edilizia residenziale in Spagna risalgano alla Ley de Casas Baratas (1911), è solo negli anni ’50, durante la dittatura di Francisco Franco, che essi trovano una formulazione più sistematica e organica, portando alla definizione dei primi programmi statali su larga scala finalizzati a contenere l’inarrestabile immigrazione rurale caratterizzante i grandi centri urbani.

Questi programmi furono promossi da organismi ufficiali, come l’Instituto Nacional de Vivienda e l’Obra Sindical del Hogar, e da altri enti nazionali e locali – quali casse di risparmio, uffici di pianificazione, società fiduciarie e istituzioni religiose – con episodi di alta qualità architettonica come i Poblados Dirigidos de Madrid o le abitazioni per il Congreso Eucarístico de Barcelona. Nonostante l’istituzione nel 1957 del Ministerio de Vivienda, la tendenza generale da fine anni ’50 evidenzia una progressiva privatizzazione del settore con una notevole riduzione della produzione da parte della pubblica amministrazione.

Con l’adozione della Costituzione (1978) e l’abolizione del Ministerio de Vivienda tutte le competenze in materia di housing e pianificazione urbana vengono trasferite alle comunità autonome (regioni) e ai comuni, che iniziano a sviluppare importanti programmi di riforma e miglioramento della città esistente. In questo periodo, caratterizzato da una marcata presenza di governi socialisti, il numero di alloggi pubblici raggiunge i massimi storici, in netto contrasto con altri contesti europei, che registrano una tendenza inversa.

Negli anni ’90 le politiche pubbliche subiscono un nuovo rallentamento a causa della liberalizzazione del mercato immobiliare (sancita dalla Ley del suelo, 7/1997, promossa dal governo statale del Partido Popular) che si concentra sull’espansione suburbana in quartieri periferici di bassa-media densità (i cosiddetti PAUs di Madrid). Nonostante il ripristino nel 2004 del Ministerio de Vivienda da parte di un nuovo governo socialista e occasionali iniziative statali, come il concorso “Viva” della Entidad Pública Empresarial del Suelo (SEPES; 2007), la sperimentazione architettonica nell’edilizia sociale negli anni della bolla immobiliare è interpretabile come mera speculazione mediatica.

La crisi del 2009 ha interrotto molti degli sviluppi urbani avviati, causando gravi squilibri sociali che si sono intensificati negli anni successivi determinando un aumento incrementale dei prezzi degli affitti e la conseguente difficoltà di accesso alla proprietà. Si tratta di una situazione critica che è stata denunciata da movimenti cittadini come la Plataforma de Afectados por la Hipoteca o i famosi Indignados, che portano ad una forte consapevolezza del problema abitativo nazionale. La condizione di persistente crisi socioeconomica è stata amplificata dalla pandemia, giunta in un momento in cui la percentuale di housing sociale era già crollata al 2,5% rispetto al totale di alloggi. Il COVID non solo ha acuito le criticità specifiche latenti per decenni nel contesto spagnolo, ma le ha connesse con alcune questioni urgenti caratterizzanti il dibattito globale: dalla transizione ecologica alla riconsiderazione della vita comunitaria, dalle rivendicazioni di genere ai rapporti tra lavoro e vita personale.

Sebbene l’interesse per l’edilizia sociale rappresenti una costante della cultura architettonica spagnola – dalle figure chiave degli anni ’80 come Oriol Bohigas e Manuel de las Casas ai gruppi di ricerca attualmente attivi come HABITAR (UPC), GIVCO e NuTAC (UPM) – la concreta risposta politica sembra essere stata innescata proprio dalle crisi simultanee. Negli ultimi anni, infatti, sono stati apportati cambiamenti significativi in termini di normative, promozione e gestione da parte di alcune regioni e comuni, tra cui la Municipalità di Barcellona, la Generalitat Valenciana, il Governo Basco e le Isole Baleari. Queste reazioni politiche a catena hanno portato alla stesura della prima Legge nazionale per il diritto alla casa (12/2023), recentemente approvata. Il nuovo strumento legislativo permette di fissare limiti ai prezzi degli affitti, puntando all’incremento del patrimonio residenziale pubblico attraverso la promozione di alloggi in affitto a prezzi accessibili e introducendo innovazioni che fanno fronte alle contemporanee questioni ambientali, di genere e socio-culturali. Tra le misure previste, spicca la possibilità di costruire alloggi per gruppi sociali vulnerabili combinati con programmi pubblici in ambiti non residenziali: un’idea che ha l’origine in un’innovazione normativa della Catalogna sviluppata dal 2007, che si è presto diffusa in altre regioni mediante il concetto delle viviendas dotacionales. Questo nuovo quadro normativo stabilisce un particolare rapporto con le innovazioni progettuali, che si configurano come conseguenze dirette e anticipatrici delle stesse politiche abitative e cercano di rispondere alle varie sfaccettature della multiforme crisi.

In copertina: Ripoll & Tizón, intervento a Ibiza (© Miguel de Guzmán)

 

1. Aria aperta, natura, ecologie

In primo luogo, un gruppo d’interventi sembra concentrarsi sulla costruzione di nuovi vincoli con la natura, sia attraverso l‘introduzione di spazi aperti proposti come essenziali per il comfort personale e sociale, sia in relazione alle questioni ecologiche che impongono una riflessione sull’intero ciclo di vita degli edifici e sulla sostenibilità delle risorse.

A Madrid l’ampliamento strategico di terrazze e gallerie perimetrali introdotto da alcuni progetti degli anni 2000 (FOA e AZPML a Carabanchel, MVRDV e Blanca Lleò a Sanchinarro) ha anticipato una modifica del 2023 del regolamento comunale che permette di ampliare i balconi senza computarne come costruita la superficie. Ancora più significativa è l’introduzione del concetto di “gallerie bioclimatiche”, volte a migliorare l’efficienza energetica degli edifici: un elemento integrato nel recente progetto di TAAs a Carabanchel.

Un’ulteriore sensibilità verso i temi ecologici è stata dimostrata dall’Istituto regionale delle Isole Baleari (IBAVI) il cui lavoro, raccolto in un recente numero monografico di «El Croquis» (2023), dimostra un’attenzione speciale verso le tecniche costruttive e i meccanismi spaziali tipici del clima e della tradizione locali. Quest’esperienza, unita all’approvazione di una nuova normativa regionale (Ley 5/2018), ha portato alla sperimentazione di nuovi prototipi e all’organizzazione di concorsi focalizzati sul rapporto tra sostenibilità sociale e ambientale, con risultati di grande qualità, tra cui le 35 HPP Fornaris a Palma de Mallorca (2020 – in corso) di DATAAE, o il progetto di 19 abitazioni di Ripoll e Tizón a Ibiza (2022).

 

Avenida del Euro, Carabanchel, Madrid

Committente: EMVS, Empresa Municipal de la Vivienda y del Suelo, Ayuntamiento de Madrid | Progetto: TAAs (Javier García-Germán + Alia García-Germán) | Costruzione: 2017-2021 | Superficie: 22.675 mq | Numero alloggi: 159 | Immagini: © Miguel de Guzmán | Web: totemarquitectos

Il complesso s’inserisce in un nuovo ensanche nel sud-ovest di Madrid, vicino alla tangenziale M-40: un contesto urbano caratterizzato da grandi spazi vuoti che il progetto interpreta per articolare un sistema di spazi aperti interconnessi. Il programma residenziale prevede due volumi che configurano due grandi piazze pubbliche interne e ricevono illuminazione e ventilazione naturale attraverso una rete di patii, corridoi e i cosiddetti “condensatori sociali”. La morfologia di questi spazi-filtro, oltre a configurare e a favorire la formazione di una trama di relazioni sociali, è stata progettata per migliorare il comfort energetico delle unità abitative, definendo “gallerie bioclimatiche” in grado di filtrare il calore e controllare l’energia. L’importanza dello spazio aperto si riflette nella stessa progettazione degli spazi domestici privati, caratterizzati da un terrazzo che collega le camere da letto alle zone giorno.

 

Carrer de Xarch, Ibiza

Committente: IBAVI, Institut Balear de l’Habitatge | Progetto: Ripoll & Tizón Arquitectes | Costruzione: 2022 | Superficie: 2.275 mq | Numero alloggi: 19 | Immagini: © José Hevia

Il progetto intesse una duplice relazione con il contesto delle Baleari: da un lato la condizione climatica che richiede aperture in grado di filtrare le radiazioni solari, portici e spazi ombreggiati; dall’altro la tradizione architettonica locale basata su strategie accrescitive che consentono l’aggiunta di nuovi moduli come risposta alle esigenze mutevoli. L’ispirazione all’architettura vernacolare delle abitazioni di campagna ibizenche riecheggia nelle pareti bianche, nelle aperture dotate di protezione solare e nei portici esterni. Le 19 unità abitative sono distribuite su 5 livelli e orientate in modo da fruire di due affacci, per garantire illuminazione naturale e ventilazione trasversale. All’interno del complesso ci sono diverse tipologie abitative che vengono articolate combinando un modulo base (un quadrato contenente le zone giorno, pranzo e cucina) a moduli più ridotti che ospitano le camere da letto e le zone umide. Il sistema risultante si articola attorno a un vuoto centrale che – collegato alle unità abitative attraverso corridoi, patii e portici – assume una volumetria irregolare, cambiando conformazione a ogni piano. Il risultato è un paesaggio sociale interconnesso in cui gli abitanti possono interagire nei grandi spazi collettivi del piano terra, negli interspazi dei corridoi e dei passaggi coperti.

 

Calle Marjades, Inca, Maiorca

Committente: Ajuntament d’Inca | Progetto: Estruch Martorell Arquitectes, Esteve Torres Pujol, Ripoll & Tizón Arquitectes | Costruzione: 2020-2023 | Superficie: 1.500 mq | Numero alloggi: 9 | Immagini: rendering di progetto

Il progetto viene definito in relazione diretta con il contesto, al confine tra l’espansione urbana di Inca e il parco Serral de ses Monges, occupando un lotto di forma trapezoidale. La facciata principale è caratterizzata da un ampio portico dal quale si accede alle abitazioni, mentre il fronte posteriore incorpora la forma obliqua del sito. Il dislivello esistente tra la strada e il lotto viene utilizzato per un portico comune collegato al cortile interno del complesso. Le unità abitative si compongono di moduli generici che – fungendo potenzialmente da soggiorno, sala da pranzo o camera da letto – lasciano agli utenti la flessibilità di scegliere dove collocare ogni stanza in base alle proprie esigenze e al periodo dell’anno. Tali moduli sono distribuiti su 3 fasce semi-sfasate tra loro, in modo tale da generare prospettive diagonali che ampliano la permeabilità visiva del complesso. La scelta dei materiali gioca un ruolo decisivo in questo progetto che, intendendo connettersi e integrarsi con l’ambiente esterno, fa uso delle risorse locali. La ceramica e la pietra marés caratterizzano le superfici principali dell’edificio: la prima in un ruolo strutturale, la seconda adottata per dare espressività ad alcuni dettagli.

 

2. Spazi condivisi e processi di cooperazione

D’altra parte, il crescente interesse sullo spazio aperto si connette strettamente a una rinnovata attenzione, stimolata anche dalla recente pandemia, nei confronti dello spazio collettivo. Negli ultimi anni sono state promosse una serie di politiche pubbliche e d’interventi finalizzati non solo alla riconfigurazione degli spazi domestici condivisi ma, soprattutto, alla definizione di nuovi processi legati alla loro produzione e gestione. In questo senso sono interessanti le politiche pubbliche, nate in Catalogna, focalizzate sulla definizione delle viviendas dotacionales (Ley 18/2007), sui complessi di cohousing e sulle cooperative sociali. La prima modalità ha trovato concretezza nella realizzazione di alcuni interessanti interventi tra cui il complesso di 49 viviendas dotacionales a Barcellona (vedi sotto).

L’importanza dello spazio collettivo emerge, inoltre, dalla progressiva diffusione delle cooperative sociali, entro cui s’iscrivono due delle emblematiche esperienze barcellonesi firmate dallo studio Lacol: La Borda (2012) e Sotrac Cooperativa d’Habitatge (vedi in basso). Questi e altri casi si fondano sulla cessione di suolo pubblico e sull’implementazione del cosiddetto “diritto d’uso” che previene la mercificazione delle proprietà. Le innovazioni introdotte a livello normativo e progettuale in Catalogna hanno stimolato una crescita esponenziale di questi complessi, poi diffusisi su tutto il territorio nazionale, anche se non sempre con un contenuto sociale. Significativo in questo senso, il fatto che i termini co-housing e co-living siano stati recentemente riconosciuti all’interno dei regolamenti urbanistici di Madrid (modificati nel 2023) come due nuove modalità di abitare.

 

Calle Ali Bei, Fort Bienc, Barcellona

Committente: IMHAB, Institut Municipal de de l’Habitatge I Rehabilitació (Premio AVS 2023) | Progetto: Paul Vidal Pont, Arquitectura Produccions, Vivas Arquitectos | Costruzione: 2016-2021 | Superficie: 6.020 mq | Numero alloggi: 49 | Immagini: © José Hevia | Web: pauvidal

Un edificio di edilizia residenziale pubblica per anziani e alloggi temporanei per persone a rischio di esclusione sociale. Il complesso, che occupa un isolato dell’Eixample, si articola in due blocchi separati che configurano il nuovo fronte urbano e definiscono, all’interno dell’isolato, un grande cortile verde. L’articolato programma funzionale, che prevede la convivenza di due fasce sociali particolarmente deboli e con esigenze abitative distinte, determina le scelte progettuali legate all’interazione dei flussi e alla configurazione degli spazi domestici. Il piano terra e il primo ospitano gli alloggi temporanei per persone a rischio di esclusione sociale il cui accesso avviene mediante un passaggio pubblico aperto; l’accesso agli alloggi per anziani è invece marcato da un atrio indipendente e un nucleo di comunicazione aperto sul fronte con spazi di relazione a doppia altezza. Anche la progettazione dello spazio domestico viene differenziata: gli alloggi temporanei, che presentano dimensioni piuttosto ridotte, trovano nel piano terra e al livello della copertura un sistema di spazi comuni e aperti che consente di ampliare la cellula domestica e la possibilità d’interazione diretta con gli spazi sociali (sala polivalente, lavanderia, orti, terrazze, portici). Le abitazioni per anziani sono, invece, caratterizzate da un sistema passante che gradua il passaggio dall’ambito semi-privato degli spazi comuni a quello intermedio del cancello d’ingresso, sino a giungere alla cucina centrale.

Carrer Constitució, Barcellona

Committente: Sotrac Habitatge Cooperatiu SCCL | Progetto: Lacol | Costruzione: 2020 – in corso | Superficie: 3.600 mq | Numero alloggi: 38 | Immagini: @ Lacol

I progetti realizzati dalla cooperativa di architetti catalani Lacol (tra i quali il paradigmatico La Borda) incorporano processi partecipativi dando vita a spazialità domestiche plasmate sulle esigenze dei futuri abitanti. La cooperativa edilizia Sotrac ha vinto il concorso pubblico del Comune di Barcellona per lotti destinati all’edilizia cooperativa in cessione d’uso per l’anno 2020. Il terreno fa parte del quartiere di Can Batlló, sul cui parco si affacciano le 38 unità abitative del complesso distribuite su 6 piani. Partendo dall’intenzione di definire spazi domestici egualitari in termini di relazione con l’esterno e di comfort energetico (illuminazione naturale e ventilazione trasversale), il progetto orienta tutte le unità a sud/sud-ovest destinando le aree con peggior affaccio ai vani di collegamento verticale e a spazi di servizio. Il piano terra è in dialogo diretto con il quartiere e la relazione con lo spazio pubblico viene modulata attraverso diverse tipologie di spazi comunitari: gli accessi principali all’edificio, la cucina-sala da pranzo, uno spazio polivalente, uno spazio per bambini e uno per il lavoro. Le unità abitative sono distribuite attorno a un patio centrale, ospitante le passerelle d’accesso. Lo spazio domestico viene articolato in 3 zone distinte: in prossimità dell’ingresso la zona giorno, nella parte centrale, in accordo con i temi dell’inclusività e della prospettiva di genere, la cucina, mentre l’area più esterna viene riservata alla zona notte che comunica direttamente all’esterno mediante un terrazzo. Per garantire maggiore flessibilità alle unità abitative, il progetto prevede l’introduzione di due sale satellite in ogni piano, ambienti autonomi dotati di bagni privati o condivisi, che possono essere utilizzati per ampliare o ridurre le abitazioni in maniera temporanea. Uno dei piani viene destinato a un nuovo modello abitativo, il cluster, sistema di piccole abitazioni raggruppate attorno a spazi condivisi per promuovere la vita collettiva.

 

3. De-genderizzazione e de-gerarchizzazione

Infine, un terzo importante cambiamento si registra nelle recenti esplorazioni spaziali e tipologiche che mettono in discussione la configurazione interna dello spazio domestico riformulandone usi, relazioni e movimenti. Ne sono un esempio i recenti processi di reinterpretazione della cucina, concepita come spazio di attraversamento de-genderizzato e visivamente permeabile in tutta la casa, come anticipato nel progetto di 122 abitazioni a Carabanchel di Mónica Alberola e Consuelo Martorell (Madrid, 2004) e assunto dalla nuova legge regionale dei Paesi Baschi (Decreto 80/2022), oltre che riproposto in diverse proposte premiate recentemente al concorso Europan in quella regione. Questa sperimentazione progettuale trova espressione, inoltre, in alcune realizzazioni che intendono sovvertire le convenzionali separazioni giorno/notte proponendo schemi che negano ogni gerarchia funzionale tra le diverse stanze. Stabilendo nella ripetizione di un modulo base nuove potenzialità di adattamento, flessibilità e variazione dello spazio domestico, tali esperienze intendono accordarsi ai molteplici modi d’abitare contemporanei.

 

Social housing 1737, Gavà, Barcellona

Committente: IMPSOL (Metropolitan Institute of Land Development and Property Management) | Progetto: Harquitectes (David Lorente, Josep Ricart, Xavier Ros, Roger Tudó) | Costruzione: 2020-2022 | Superficie: 16.500 mq | Numero alloggi: 136 | Immagini: © Adriö Goula | Web: harquitectes

Il complesso ha l’ambizione di favorire la permeabilità e continuità sociale, ecologica e ricreativa nei confronti del contesto urbano e ambientale caratterizzato dalla vicinanza con la zona della Serra de les Ferreres e il Parco agricolo del Llobregat. Numerosi collegamenti trasversali definiscono i 3 nuovi blocchi residenziali e favoriscono l’accesso all’isolato, mentre nel trattamento del suolo le superfici impermeabili vengono ridotte al minimo per lasciare spazio a un giardino urbano che si articola seguendo la pendenza del lotto. Il progetto si caratterizza per il sistema di aggregazione delle 136 unità abitative che consente di massimizzare le relazioni tra lo spazio domestico e l’ambiente esterno, definendo terrazze continue su tutta la facciata e ampi corridoi vetrati rivolti ai patii centrali, ove si concentrano i servizi comuni e i compatti nuclei di collegamento verticale. Le unità abitative sono configurate seguendo una matrice spaziale articolata su 3 anelli e derivante dalla combinazione di moduli uguali e non gerarchici. Il primo anello, esterno, ospita generosi balconi e costituisce uno spazio di transizione tra la casa e l’intorno. All’interno di questa fascia, il livello intermedio ospita una sequenza di moduli base che accolgono gli spazi dedicati a cucina, soggiorno e camere da letto. L’anello centrale, concepito come un corridoio vetrato affacciato sul patio, costituisce un filtro adibito alla circolazione e ai servizi: uno spazio che funge da galleria e ospita altresì i bagni e gli annessi delle camere.

 

Cornellà de Llobregat, Barcellona

Committente: AMB + IMPSOL | Progetto: Peris + Toral | Costruzione: 2021 | Superficie: 10.000 mq | Numero alloggi: 85 | Immagini: © José Hevia | Web: peristoral

L’intervento è l’esito d’un concorso d’idee indetto per rifunzionalizzare il sito già occupato dall’iconico cinema Pisa. La strategia progettuale si fonda sull’eliminazione dei passaggi tra spazi privati e comuni, proponendo un sistema reticolare di ambienti comunicanti che sfruttano al massimo la pianta. L’edificio, interamente realizzato in legno, è strutturato attorno a un cortile centrale che costituisce lo spazio comune del complesso e consente di raggiungere sia lo spazio pubblico esterno, attraverso un portico aperto, sia le singole unità abitative, attraverso i 4 elementi di collegamento verticale posizionati ai suoi angoli. L’accesso alle abitazioni avviene attraverso le terrazze private affacciate sul cortile. La pianta tipo dell’edificio è il risultato dell’assemblaggio di 114 moduli quadrati per ciascun piano. Le cucine, progettate come spazi inclusivi, occupano il modulo centrale di ciascun appartamento, rendendo visibile il lavoro domestico e opponendosi così alla discriminazione di genere. Questa disposizione consente a tutti gli alloggi di godere di un doppio orientamento e di ventilazione trasversale. La combinazione dei moduli, la cui superficie è di circa 13 mq, dà origine a diverse tipologie (composte da cinque o sei moduli), per un totale di 85 abitazioni. Questo sistema modulare viene avvolto da un doppio sistema di spazi aperti: due fasce di terrazze corrono lungo tutta la superficie, caratterizzando sia l’affaccio sul cortile centrale che quello sull’esterno.

 

Autori

  • Sergio Martin Blas

    Architetto e docente di progettazione architettonica all’ETSAM (Universidad Politécnica de Madrid). Dottore di ricerca “Villard d’Honnecourt” (IUAV, 2007) e PhD in architettura (UPM, 2011). Coordinatore del dottorato in Progettazione architettonica della UPM. Ha svolto attività di ricerca e insegnamento in diversi centri internazionali (TU Delft 2005, TU Berlino 2007, Cooper Union 2006-2008, UNR Rosario 2015, PUCP Lima 2016), è visiting professor alla Sapienza Università di Roma dal 2018-19. Il suo lavoro di ricerca è centrato sui temi della domesticità, l'architettura dell’abitare collettivo e le trasformazioni urbane. Ha curato diversi libri e mostre di architettura, e dal 2023 ha promosso la rete iberoamericana REDIVISS sull'housing sociale

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  • Mariacristina D'Oria

    Architetta e Ph.D. (Doctor Europaeus, Università di Trieste ed ETSAM, Madrid). Presenta il suo lavoro a conferenze internazionali e sperimenta dinamicamente con il medium espositivo ("Scenes in America Deserta", 2019; "Apocalipsis cum figuris", 2020; "Geometries of Time", 2021; "Time-capsule Transcrypts", 2022), lavorando all’intersezione tra architettura, paesaggio e pratiche urbane. È ricercatrice presso la Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid (ETSAM)

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  • Guiomar Martín Domínguez

    Docente di Storia dell’architettura e urbanistica presso l’ETSAM (Universidad Politécnica de Madrid) e membro del gruppo di ricerca NuTAC. Dottore di ricerca Villard d’Honnecourt (IUAV), PhD in architettura (UPM) e master in Architectural History presso la Bartlett School, è stata visiting researcher a TU Delft e ENSA Belleville. Il suo lavoro di ricerca coniuga la teoria e la storia, concentrandosi con particolare attenzione sull’architettura moderna della seconda metà del XX secolo e sul social housing contemporaneo

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