Sicilia, l’isola in cui per curarsi serve l’aereo
Finanziamenti a pioggia, strutture di prossimità e progetti internazionali per rilanciare una sanità problematica e in forte debito
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Published 05 giugno 2023 – © riproduzione riservata
L’offerta sanitaria in Sicilia è sempre stata insufficiente, tanto da far dire (con amara ironia) che qui per curarsi serve l’aereo. Secondo il XVIII Rapporto Sanità (elaborato nel 2022 dal CREA Sanità – Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata) le performance sanitarie siciliane sono tra le peggiori a livello nazionale: una bocciatura che considera la scarsa ospedalizzazione, la spesa pro-capite e il numero di pazienti che rinunciano a curarsi o che, per farlo, devono partire. Al riguardo, il Report sulla mobilità sanitaria 2020 (Fondazione Gimbe) evidenzia che, ogni anno, circa il 50% dei siciliani si reca in un’altra regione per curarsi: una migrazione sanitaria che genera un debito di 173 milioni a carico delle famiglie e della sanità regionale.
Gli investimenti per fronteggiare la pandemia non hanno dato i frutti sperati e, nonostante l’emergenza Covid sia finita da un anno, ad oggi sono stati avviati solo 59 dei 74 nuovi reparti previsti nel 2020 dal Piano di potenziamento della rete ospedaliera e solo il 20% di questi è stato consegnato. Fra gli interventi ancora in progetto, il più importante è quello per il nuovo reparto di pronto soccorso e terapie intensive che, con un investimento di 23,665 milioni, deve essere realizzato a Palermo nell’area del CTO (Centro Traumatologico Ortopedico) di Villa Sofia. Allo stesso modo sono fermi i progetti per i nuovi padiglioni dei pronto soccorso dell’Ospedale Cervello e dell’Ospedale dei Bambini. Così, su un complessivo stanziamento di 237 milioni, ben 100 sono in stand-by. Nel frattempo, considerato l’aumento dei costi di costruzione dovuto alle varianti resesi necessarie, si stima che serviranno 20 milioni in più del previsto.
In attesa di una rete capillare
Date le premesse, i massicci finanziamenti previsti dal PNRR alimentano al contempo aspettative e scetticismo. Il Ministero della Salute ha destinato alla Sicilia il maggior numero di risorse per realizzare le Case di comunità, la digitalizzazione e gli interventi di sicurezza ospedaliera e, ad oggi, l’isola è la terza regione per l’allocazione della prima tranche di 8 miliardi che, insieme agli altri 292 milioni, serviranno ad attuare il Piano della rete territoriale di assistenza della Regione Siciliana approvato il 19 dicembre 2022: 43 Ospedali di comunità, 156 Case di comunità e 50 Centrali operative territoriali che, grazie alla capillare distribuzione territoriale, serviranno ad avvicinare la sanità ai cittadini e a risolvere il problema del sovraffollamento degli ospedali.
Gli Ospedali di comunità sono strutture socio-assistenziali intermedie tra l’assistenza domiciliare e l’ospedale, tarate su un bacino di 50.000 abitanti onde evitare ricoveri inappropriati ed assistere pazienti che devono effettuare interventi di routine e terapie riabilitative. Grazie al finanziamento di 96,444 milioni, ne saranno costruiti 10 a Palermo e Catania, 6 a Messina, 4 a Siracusa, 3 ad Agrigento, Ragusa e Trapani e 2 a Caltanissetta ed Enna. Ciascun ospedale non dovrebbe costare più di 2,6 milioni e dovrà prevedere 10 camere per un totale di 20 posti letto.
Le Case di comunità sono le nuove strutture socio-sanitarie pensate per garantire l’assistenza di prossimità che entreranno a far parte del Servizio Sanitario Nazionale. Vi si erogheranno interventi sanitari multidisciplinari e d’integrazione sociale. In 800 mq troveranno posto 10/15 ambulatori, un punto prelievo, spazi per la diagnostica, sale d’accoglienza e d’aspetto. Grazie all’investimento di 216,998 milioni ne saranno realizzate 39 a Palermo, 29 a Catania, 21 a Messina, 19 ad Agrigento, 13 a Trapani, 12 a Siracusa, 9 a Ragusa e Caltanissetta e 5 ad Enna.
Le Centrali operative territoriali, infine, svolgono funzioni di coordinamento e raccordo nella presa in carico dei pazienti assicurando la continuità, l’accessibilità e l’integrazione dell’assistenza sanitaria. Le strutture previste dal piano, per un costo totale di 16,7 milioni – destinati a coprire la costruzione e le spese per l’acquisto di dispositivi e l’interconnessione aziendale – saranno così distribuite: 12 a Palermo; 10 a Catania; 7 a Messina; 4 ad Agrigento, Caltanissetta, Siracusa e Trapani; 3 a Ragusa e 2 a Enna.
La fattibilità tecnico-economica degli interventi è stata sviluppata a livello provinciale dalle singole ASP attraverso un ufficio speciale dedicato esclusivamente allo studio dei progetti che, lo scorso 31 marzo, sono stati trasmessi a Invitalia, la quale il 4 aprile scorso ha pubblicato le 3 procedure di appalto integrato con scadenza a maggio. Tuttavia, a fronte del massiccio finanziamento in campo, ANCI Sicilia ha evidenziato l’urgenza di definire anche le risorse finanziarie con cui si provvederà al loro funzionamento.
I fondi del PNRR entrano in gioco anche per modificare la rete ospedaliera con 201,456 milioni e 456 per 32 interventi di messa in sicurezza e riqualificazione; 139,853 milioni per la digitalizzazione dei dipartimenti di emergenza e accettazione; 114,686 milioni per 262 grandi apparecchiature ad alto contenuto tecnologico.
Oltre il PNRR, progetti ambiziosi di rilievo internazionale
Tra le attività per rivitalizzare l’offerta sanitaria in Sicilia non sono mai mancati progetti ambiziosi che mirano a valorizzare le eccellenze comunque presenti e la posizione centrale nel bacino del Mediterraneo. Nel 2010 ha avuto inizio l’iter per il Centro per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica (CBRB) della Fondazione Ri.MED, sulla base di un protocollo tra il Governo nazionale, la Regione Siciliana, l’University of Pittsburgh e il suo Medical Center per costruire un centro di eccellenza ad elevato contenuto tecnologico dedicato alla ricerca biotecnologica e biomedica che, valorizzando la sua collocazione euro-mediterranea, consentirà alla Sicilia di assumere un ruolo centrale nello sviluppo di farmaci, vaccini e dispositivi medici di nuova generazione. Frutto di un concorso internazionale in due fasi vinto da un team guidato da Hok con Buro Happold, Progetto Cmr, De Cola Associati e Eupro, il CBRB sarà un complesso di 25.000 mq prossimo dall’aeroporto di Palermo, in un’area vicina al mare, circondata dai monti e dominata dal Castello di Carini. Per facilitare le relazioni tra i vari dipartimenti e dar vita ad un campus, il CBRB è organizzato in una serie di edifici circondati dal parco e disposti lungo un percorso pedonale centrale. Il contratto per la costruzione (importo di oltre 90 milioni) è stato stipulato nel 2019 con il raggruppamento costituito da Italiana Costruzioni Spa (mandataria), Gemmo Spa, ISA Spa e TAMCO srl. Nonostante la pandemia, il cantiere è iniziato nel 2020 e la consegna è prevista nella primavera 2025. Per migliorare l’accessibilità al centro è anche prevista la realizzazione della nuova fermata sulla linea ferroviaria che collega Palermo con l’aeroporto, nonché l’ammodernamento della rete stradale.
Il concorso per il CBRB richiedeva anche la proposta del concept di un ospedale da realizzare in un secondo momento. Di questo progetto non si era più parlato fino a quando, nel giugno 2021, l’allora presidente regionale Nello Musumeci annunciava a sorpresa di aver affidato direttamente allo studio Renzo Piano Building Workshop il progetto del nuovo ospedale attiguo al CBRB: l’Ismett 2, che innova le caratteristiche dell’Ismett 1 (l’Istituto Mediterraneo per Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione nato a Palermo nel 1997 grazie alla collaborazione fra la Regione Siciliana e l’University of Pittsburgh Medical Center). Ecosostenibile e circondato da macchia mediterranea, l’Ismett 2 sarà composto da due corpi longitudinali di tre livelli collegati da ponti e da un corpo centrale che ospita l’accettazione e gli uffici. Con 42 letti di terapia intensiva e 214 di terapia sub-intensiva, l’Ismett 2 si basa su aree funzionalmente isolate e indipendenti che permetteranno di curare i pazienti affetti da malattie croniche non trasmissibili anche in caso di nuovi eventi pandemici. La costruzione costerà 186 milioni, 160 dei quali sono stati recentemente stanziati dallo Stato, mentre la quota restante sarà coperta dal partner americano. I lavori dovrebbero partire a fine 2023 e terminare nel 2025.
Tagli di nastro e concorsi futuri, 4 storie
Di recente consegna è il nuovo pronto soccorso dell’Ospedale Garibaldi di Catania, inaugurato lo scorso 20 marzo. Si tratta di una struttura antisismica, tecnologica e a basso consumo energetico costruita su 4 livelli, per complessivi 6.400 mq. È stato realizzato mediante un appalto integrato aggiudicato nel 2017, dal costo complessivo di circa 16 milioni, dei quali 9,13 provenienti da fondi del Programma di riqualificazione dell’assistenza sanitaria per le città di Palermo e Catania e i restanti 5,8 milioni da fondi di bilancio dell’Azienda ospedaliera. In programma c’è ora la realizzazione di un secondo edificio da collegare alla struttura appena inaugurata, che ospiterà 5 unità operative con alta intensità di cure e 6 sale operatorie.
Nella programmazione del precedente Governo regionale un altro importante intervento è l’Ospedale di Siracusa, per il quale è stato bandito un concorso d’idee vinto dallo Studio Plicchi di Bologna con mandanti Milan ingegneria srl, Sering ingegneria srl, Areatecnica srl, Trentino progetti srl e AVA arquitectura tecnica. Ospedale di secondo livello, sarà realizzato nella periferia nord della città e si estenderà su un’area di circa 200.000 mq. L’edificio avrà tre piani per una superficie complessiva di 60.000 ed un totale di 420 posti letto in camere singole che, in caso di emergenze sanitarie, potranno diventare doppie. Vi saranno 34 ambulatori, 2 sale tac, 4 di radiografia, 4 di ecografia, una mammografia e risonanze magnetiche, 12 sale operatorie e un’area materno-infantile attrezzata per il parto in acqua e la terapia intensiva neonatale. I percorsi degenti-visitatori saranno separati e la struttura sarà immersa in un parco urbano di 16.000 mq con 1.400 posti auto. Nonostante anche quest’opera sia già finanziata dal Governo nazionale per un importo di 200 milioni, la realizzazione non si prospetta semplice: lo scorso 13 gennaio, infatti, il Prefetto di Siracusa ha revocato l’incarico al gruppo vincitore del concorso, che ha presentato ricorso al TAR di Catania.
A Ragusa è invece in elaborazione il progetto di completamento dell’Ospedale Giovanni Paolo II che interessa una superficie di circa 60.000 mq al margine tra il tessuto urbano e il territorio agricolo e già occupata da una struttura sanitaria operativa da 4 anni. A fronte di un investimento complessivo di 40 milioni, il nuovo edificio offrirà 151 posti letto nelle varie discipline sanitarie. Per quest’intervento, nel dicembre 2021 l’ASP di Ragusa ha bandito un concorso di progettazione in due fasi che a ottobre 2022 è stato definitivamente aggiudicato al team costituito da Proger e Sincretica con capogruppo Giovanni Vaccarini Architetti che ha puntato su un nuovo corpo di fabbrica pluripiano e parallelo a quello esistente che, con una superficie coperta di soli 3.000 mq, lascia gran parte dell’area sottostante verde e disponibile. Le lamelle in pietra di Comiso che scandiscono il rivestimento dei prospetti principali, oltre a caratterizzare il nuovo edificio, garantiscono il controllo del soleggiamento diretto. Il verde è uno degli elementi caratterizzanti del nuovo edificio che, al primo livello, è attraversato da un braccio perpendicolare attrezzato con un giardino pensile ricco di essenze arbustive ed arboree dedicato alle attività ludiche, meditative e terapeutiche.
Ultimo arrivato è il nuovo Policlinico di Palermo che, come annunciato lo scorso 22 marzo, sorgerà nel parco d’Orleans archiviando definitivamente il precedente progetto dell’Ospedale poli-civico. Il costo complessivo è di 348 milioni, con il 95% a carico dello Stato e il restante 5% della Regione Siciliana. L’area scelta è di circa 30.000 mq e nelle linee guida che il commissario straordinario e il rettore hanno inviato all’Assessorato Regionale si propone la costruzione di un monoblocco su 4 livelli con una superficie complessiva di circa 80.000 mq per 470 posti letto. Il nuovo Policlinico dovrà avere elevata qualità architettonica e tecnologica ed ospitare sia attività di cura, assistenza, diagnosi e terapie sia attività di ricerca, formazione e didattica. Mentre nei prossimi giorni il Governo regionale trasmetterà la proposta al Ministero della Salute per la definitiva approvazione, il Commissario straordinario della struttura ha annunciato che, a breve, dovrebbe partire il concorso di idee per il progetto.
Immagine di copertina gentilmente concessa da Ufficio Direzione Lavori: il cantiere per il Centro per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica (CBRB) della Fondazione Ri.MED
Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all’Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano.
Marco Scarpinato è architetto laureato all’Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell’UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam.
Nel 1998, insieme fondano AutonomeForme | Architettura con l’obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l’attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d’oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s’inserisce nel progetto “Paesaggi resilienti” che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente, all’attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca “Avvistamenti | Creatività contemporanea” e cura l’attività di pubblicistica attraverso Plurima..
Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006.