Se la casa non basta: verso la healthy ageing home
Le tendenze attuali e l’adattamento delle residenze private verso ambienti a misura di anziano, nel superamento del modello RSA
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Published 05 settembre 2022 – © riproduzione riservata
In un mondo perfetto, le seguenti cifre sarebbero maggiormente prese in considerazione:
- la popolazione mondiale over 60 al 2019, secondo la WHO (World Health Organization), è pari a 1 miliardo
- secondo la stessa fonte, nel 2030 gli over 60 saranno 1,4 miliardi e 2,1 miliardi nel 2050
- sempre secondo la WHO, il numero di persone over 80 nel mondo triplicherà tra il 2020 e il 2050
- nel caso specifico dell’Italia, secondo l’ISTAT, nel 2065 un terzo della popolazione sarà over 65; inoltre, nel 2030 ci saranno più di 3 milioni di persone over 85, che diventeranno più di 5 nel 2050.
Non serve sottolineare come scenari simili possano ampiamente ridefinire interi settori di un sistema paese, dagli aspetti economico/finanziari di previdenza sociale, alla produzione di beni e servizi mirati per una popolazione anziana, fino alla gestione delle infrastrutture dedicate alla terza, quarta e quinta età. Ed è in quest’ultimo ambito che sempre più spesso si trovano ricerche, analisi e valutazioni – anche nel mondo delle costruzioni – che cercano d’indagare quale possa essere non solo una città a misura di anziano, ma anche in che modo stiano cambiando i consolidati codici di assistenza e cura delle persone non autosufficienti.
La storia recente, in Italia, racconta di un progressivo aumento nel numero di strutture sanitarie residenziali (case di riposo, hospice, ecc.), in particolare a gestione privata. Secondo il Ministero della Salute, infatti, nel periodo 2007-17 il numero di tali strutture è passato da 5.105 a 7.372; nello specifico, nel 2007, il 72,8% del totale era privato, salito all’82,3% nel 2017. Senza dubbio un proficuo – e duraturo – filone d’investimento, che presenta però oggi diverse alternative, non solo circoscritte alle RSA, ma estese a tutto il contesto residenziale e urbano. Compresi gli spazi aperti, dove s’incontrano già alcuni esempi di parchi e strutture progettate per gli anziani, quali il Parco dei nonni, nei Giardini Estensi di Varese, di Monica Botta (nelle immagini che illustrano questo articolo).
Segnali, quindi, di come il progetto di spazi per anziani sia arrivato a interessare l’intero ambito di pertinenza delle città, nelle quali le residenze sanitarie assistenziali potrebbero non essere più l’unica (o quasi) possibilità per una persona che dovesse trovarsi ad affrontare la vecchiaia in condizioni di non autosufficienza. In altre parole, il fenomeno attuale vede un generale ripensamento delle strutture di supporto: non più solo RSA, ma un sempre più ampio adattamento delle residenze private verso ambienti a misura di anziano, attraverso interventi capillari sulle singole abitazioni, adattate e integrate con soluzioni specifiche per persone non autosufficienti.
Il PNRR per assistenza e riconversione
A tale proposito, è significativo sottolineare come la missione 6 del PNRR destini 3 miliardi per l’assistenza domiciliare agli anziani; secondo i dati attuali, infatti, riceve assistenza domiciliare solo il 6,5%, per una media di 18 ore all’anno, quando il tempo necessario si stima dovrebbe ammontare a circa 20 ore mensili.
Non solo: sempre nel PNRR, altri 300 milioni sono destinati alla riconversione delle RSA verso appartamenti autonomi e adeguatamente attrezzati per persone anziane con disabilità.
Al di là degli imponenti investimenti economici, lo scenario che si sta delineando è quindi quello di un approccio all’assistenza profondamente diverso, che andrà con tutta probabilità a integrare la già esistente e consolidata offerta di case di riposo, con una progressiva modificazione delle residenze private non solo in termini di attrezzature, strumentazioni ed equipaggiamenti per il monitoraggio delle persone, ma anche come uso di materiali e allestimenti, che uniranno funzionalità, sicurezza ed efficienza di un allestimento ospedaliero, o simile, col “carattere” prettamente personale di un’abitazione. Un orizzonte dagli ampi spazi di applicazione per il progetto di architettura.

Nato a Padova (1968), si laurea in architettura all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel 1995 e nel 2000 consegue il titolo di dottore di ricerca all’Università La Sapienza di Roma. Dal 2014 è professore associato in Tecnologia dell’Architettura presso l’Università Iuav di Venezia; è stato dal 2017 al 2022 direttore del Corso di laurea triennale Architettura Costruzione Conservazione ed è attualmente coordinatore del comitato sugli spin off/start up di Iuav. Svolge attività di ricerca nei settori dell’innovazione tecnologica, della riqualificazione edilizia e della sostenibilità nelle costruzioni. Ha partecipato, anche in qualità di responsabile scientifico, a diversi progetti di ricerca (PON, POR FESR/FSE, PRIN e PRRI). È membro di SITdA, Società Italiana della Tecnologia dell’Architettura, e dei comitati scientifici della RIR Foresta Oro Veneto e del network Netval. Ha partecipato come relatore a convegni nazionali e internazionali ed è autore di circa 190 pubblicazioni. Nel 2012, in collaborazione con Studioarchitettura di Padova, ha vinto il concorso per la nuova sede della Provincia di Bolzano; nel 2017 ha vinto il concorso internazionale #ScuoleInnovative per l’area del Comune di Mel, Belluno (capogruppo Flavia Vaccher); nel 2019 ha vinto il premio della Regione Veneto per il miglior progetto di ricerca POR-FSE nella categoria “Sustainable Living”.