Ricostruzione in Emilia: MCA dall’asilo al workshop

Ricostruzione in Emilia: MCA dall’asilo al workshop

 

Oltre all’ormai noto asilo di Guastalla, l’impegno dello studio Mario Cucinella Architects ha riguardato il workshop “Costruire per ricostruire”: 5 cantieri con il coinvolgimento, dal concept alla realizzazione, di 6 progettisti under 30 provenienti dal cratere sismico

 

Nell’ambito del processo di ricostruzione di alcune aree profondamente colpite dal terremoto del maggio 2012, oltre al progetto per l’ormai iper-mediatizzato asilo di Guastalla (vedi box in calce), lo studio Mario Cucinella Architects si sta impegnando anche attraverso un’altra forma. Per capire come funziona il workshop “Costruire per ricostruire” e quali esiti stia producendo, abbiamo incontrato Marco Dell’Agli, architetto romano laureato alla Sapienza nel 2006 che, dopo un Master in Sustainable Architecture allo IED di Torino nel 2010, dall’anno successivo collabora con lo studio MCA come capo progetto. Oltre al workshop, Dell’Agli ha seguito numerosi concorsi, nonché la scuola di Mirabello, il Villaggio Expo Cascina Merlata a Milano e lo stesso asilo di Guastalla.

 

Com’è nato il workshop “Costruire per ricostruire”?

Il 30 maggio 2012, giorno successivo alla seconda scossa del terremoto, i presidenti di Confindustria, Confservizi, CGIL, CISL e UIL (poi associati nel trust “Nuova Polis”) hanno deciso di attivare un fondo di solidarietà per le popolazioni, i lavoratori e i sistemi produttivi colpiti dal sisma. Lavoratori e industriali si sono trovati fianco a fianco con un obiettivo comune, condividendo un “meccanismo” semplicissimo: i primi contribuivano in forma volontaria donando il valore di un’ora di lavoro; l’impresa aggiungeva una somma pari a quella versata dai propri dipendenti. Il risultato è stato molto positivo: al 31 dicembre 2013 sono stati raccolti oltre 7 milioni. Una stretta connessione con il territorio è stata la filosofia che ha guidato le scelte del Fondo, fino alla decisione di realizzare cinque edifici che rivitalizzassero le aree colpite dal sisma. Così il Trust ha affidato al nostro studio il coordinamento di un laboratorio per la progettazione e realizzazione degli interventi. Nell’estate 2013 abbiamo selezionato, su oltre 160 candidature, 6 giovani architetti e ingegneri under 30 residenti nelle aree colpite dal sisma: Arianna  Balboni, Mirco Bianchini, Francesco Galli, Valentino Gareri, Federico La Piccirella, Clelia Zappalà. Così è nato il workshop “Costruire per ricostruire”.

 

Si tratta di un’iniziativa inedita per il nostro paese. Quale metodo di lavoro avete applicato?

La prima parte del workshop era incentrata sull’individuazione delle opere e dei comuni beneficiari tramite un’approfondita analisi delle esigenze concrete delle comunità locali di riferimento. Tali esigenze sono state verificate anche con i rappresentanti delle istituzioni, per non interferire con gli interventi autonomamente realizzati dalla Regione. Circa l’individuazione dei principali beneficiari degli interventi, abbiamo pensato in primis ai giovani, per offrire loro strutture ricreative, impianti sportivi e luoghi d’incontro, nell’ottica di rafforzare il legame con i territori nei quali sono cresciuti. Poi abbiamo rivolto l’attenzione a famiglie ed anziani, con particolare attenzione al tema della disabilità. Si è deciso di implementare le strutture assistenziali rivolte alle persone portatrici di handicap e gli spazi dedicati alla formazione scolastica, in particolare a quella musicale. Finita l’attività di screening del territorio e scelti i giovani professionisti, costoro, guidati daCucinella e da noi collaboratori, hanno lavorato ai progetti dalla fase ideativa fino a quella definitiva e alle successive gare d’appalto. Tale percorso ha permesso ai giovani architetti di sperimentare il nostro metodo di lavoro: tanti plastici di studio, integrazione dei principi della sostenibilità e dell’efficienza energetica, sperimentazione formale e tecnologica.

 

Come si è coniugata tale sperimentazione alle peculiarità del contesto emiliano? Quale idea di architettura ne emerge?

In ogni progetto abbiamo cercato di combinare specificità del paesaggio e dei luoghi con innovazione e riconoscibilità. Non posso dire che il risultato sia stato un linguaggio architettonico unico, ma abbiamo evitato “gesti prepotenti” perché volevamo che questi edifici fossero di semplice comprensione e friendly per le comunità a cui erano destinati. In parallelo abbiamo esplorato le tecnologie costruttive espresse dalle aziende del territorio e abbiamo cercato di applicarle nei nostri edifici. Ad esempio abbiamo progettato strutture in muratura portante, in pannelli di legno lamellare XLAM, in acciaio e cemento armato. In questo modo abbiamo dato valore a tutte quelle persone che con il loro lavoro hanno permesso questa iniziativa.

 

Quali ostacoli avete incontrato lungo il percorso? Qual è un primo bilancio dell’iniziativa “Costruire per ricostruire”?

Abbiamo sperimentato come a volte anche fare “beneficenza” può essere complicato, burocratico. Tali opere si configurano come dei “chiavi in mano” d’iniziativa privata che poi verranno donati ai comuni. Solo questo passaggio di donazione, nonostante fosse d’interesse pubblico, avrebbe comportato un’imposta di donazione di circa 600.000 euro a carico del Fondo di solidarietà. Così, al fine di ottimizzare le risorse è stato rivolto un appello all’Agenzia per le entrate che ha consentito per la prima volta in Italia l’esonero dell’imposta per interventi di beneficenza privata attraverso lo  strumento del Trust. Penso che la ricostruzione ponga delle questioni interessanti sul modo d’intervenire nei territori; attraverso il workshop abbiamo visto la ricostruzione come una grande opportunità per promuovere architettura di qualità. E di qualità e bellezza ne abbiamo bisogno perché rappresentano non solo un’azione di responsabilità ma soprattutto una speranza. Ambizione di questa iniziativa è di dare forma attraverso l’architettura ai nuovi bisogni di aggregazione, di ritrovo, di riferimento, ora ancora più necessari in un luogo così drammaticamente ferito. Usando le parole di Cucinella «queste risorse stanno dando vita a degli edifici che chiameremo “pillole di bellezza” con il convincimento che la qualità debba diventare contagiosa. Vogliamo che i luoghi prescelti diventino un punto di riferimento dei cittadini e tutto questo attraverso un processo partecipato».

 

Alcune delle opere progettate nel corso del workshop sono già in cantiere: quali sono gli aspetti più interessanti di questa fase e quali gli sviluppi futuri?

Al momento sono aperti 3 dei 5 cantieri e stiamo per dare il via agli altri 2. Anche la scelta delle imprese ha seguito un principio di connessione con il territorio, le 5 gare che abbiamo predisposto erano aperte alle imprese ricadenti nelle province delle opere stesse. In più per mantenere un profilo di alta qualità e legalità abbiamo verificato il possesso di White list e l’iscrizione agli Elenchi di merito. Durante i cantieri l’attività di formazione – vera spina dorsale del workshop – sta continuando; i ragazzi ora sono impegnati come assistenti alla DL, in modo da sperimentare il processo nella sua interezza, dal concept al cantiere. In più abbiamo selezionato 5 giovani fotografi, anche loro under 30, che documenteranno la fase di costruzione. Compatibilmente con le esigenze di sicurezza, i cantieri sono pensati come dei luoghi “aperti” e abbiamo già organizzato visite con cittadini, scuole, ordini professionali ecc.

 

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www.workshopricostruzione.it

 

Per approfondire

 

Mario Cucinella Architects

MC_by Luca Maria Castelli_lowFondato a Parigi nel 1992 da Mario Cucinella (nella foto accanto, di Luca Maria Castelli), lo studio MCA oggi ha sede a Bologna e si avvale di un team di architetti e ingegneri provenienti da vari paesi. Possiede una solida esperienza nella progettazione architettonica con particolare attenzione alle tematiche energetiche ed ambientali, nel design industriale e nella ricerca tecnologica, anche attraverso collaborazioni con istituti universitari e programmi di ricerca banditi dalla Commissione europea.

L’asilo di Guastalla

Il nuovo nido d’infanzia sostituisce i due asili Pollicino e Rondine fortemente danneggiati dal sisma. Il progetto è fondato sull’equilibrio tra la semplicità del sistema costruttivo in legno che all’esterno si esplicita in una scansione regolare di elementi verticali, e la morbida articolazione degli spazi interni in cui la regolarità della struttura si dissolve ad accogliere gli spazi scolastici. L’edificio è pensato per stimolare l’interazione dei bambini con la spazialità interna le cui forme e matericità guidano al gioco e alla scoperta, e con lo spazio esterno con cui gli ambienti dialogano attraverso grandi vetrate. I rapidi tempi di costruzione dell’opera sono stati possibili grazie alla scelta di un sistema costruttivo prefabbricato in legno lamellare a secco, composto da 50 telai portanti sagomati al centro attraverso macchine a controllo numerico che coprono la lunghezza complessiva di 78 metri e la profondità di 18 metri posati su una platea di fondazione in cemento armato.

 

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DATI DI PROGETTO

Luogo: Guastalla (RE)

Tipologia: Gara di evidenza pubblica di appalto integrato

Committente: Comune di Guastalla

Funzione: Asilo nido d’infanzia – 120 bambini (0-3 anni)

Superficie: 1.400 mq

Costo totale: 3.200.000 euro (1.650 euro/mq)

Durata del cantiere: 15 mesi

Progetto architettonico: MCA (Mario Cucinella, Marco Dell’Agli, ALberto Casarotto, Irene Sapenza, Alberto Bruno, Yuri Costantini)

Consulenza paesaggistica: Marilena Baggio

Rendering: CC79 – Cristian Chierici

Progetto strutturale: Geoequipe Studio Tecnico Associato

Progetto elettrico e meccanico: Area Engineering srl

Progetto acustico: Enrico Manzi

ATI costruzione: Scisciani e Frascarelli Impresa Edile

Strutture in legno: Rubner Holzbau SpA (mandante)

Impianti: Saitec Company Srl (mandante)

Infissi: Promo SpA (mandante)

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