Quell’idea di attraversamento abitato, da Armando Brasini a Gaetano Pesce
Per il ponte sullo Stretto di Messina, utopie e proposte sperimentali hanno stimolato il dibattito fin dallo scorcio degli anni cinquanta
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Published 10 aprile 2024 – © riproduzione riservata
L’argomento “ponte” va oltre le questioni tecniche e ambientali e abbraccia fattori complessi e poliedrici, che sono stati d’ispirazione per ragionamenti sulla pianificazione urbanistica e per espressioni artistiche. A consentire la poliedricità di approccio al tema è soprattutto l’idea di poter fare del ponte “qualcosa che inviti la gente a fermarsi, che sia una meta e non solo un mezzo”, come ha scritto nel 1975 Giuseppe Perugini, autore, insieme a Uga de Plaisant, Vittorio de Benedetti e Guido Menocci, dell’“anello” sullo Stretto presentato in occasione del concorso internazionale d’idee del 1969.
Tra coloro che hanno condiviso questo approccio al tema dell’attraversamento anche Gaetano Pesce, recentemente scomparso. Per il ponte di Messina aveva elaborato un’idea che prendeva spunto dalla tradizione dei ponti abitati italiani, tra cui il Ponte Vecchio a Firenze e il Ponte di Rialto a Venezia: i piloni diventavano luoghi di esposizioni e strutture ricettive, che includevano negozi, ristoranti e alberghi [nell’immagine di copertina].
Un altro architetto e designer, Theodore Waddell (1928-2018), nel 1969 aveva pensato a un modo di abitare il ponte di Messina: la sua opera, “Neon City”, era stata esposta al MoMA di New York nella primavera dello stesso anno e consisteva in un modello composto da nove tubi che, intersecandosi, rispondevano a diverse funzioni.
Il concetto di “ponte abitato”, dunque, si sviluppa tra la fine degli anni cinquanta e gli anni sessanta, ed era già presente nella proposta di Armando Brasini (1879-1965), elaborata tra il 1955 e il 1963, ora esposta nella mostra “Ponti e pontili. Intorno al progetto di Brasini per il Ponte sullo Stretto di Messina” a cura di Matteo Fochessati e Anna Vyazemtseva, visitabile fino al 19 maggio presso la Wolfsoniana di Genova Nervi.
Un’opportunità di sperimentazione
Guardando alla complessità e alla poliedricità dei fattori che convergono nel tema dell’attraversamento dello Stretto risulta più chiaro il motivo per cui da sempre il ponte rappresenta per i progettisti e designer un’opportunità di sperimentazioni, spesso destinate a restare utopie e oggetti di speculazione teorica, lavorando soprattutto sul significato simbolico e strategico che il ponte acquisisce all’interno dell’area di progetto. Riconoscere alle proposte che si sono susseguite negli anni tutta la loro ricchezza è fondamentale in quanto restituiscono disegni, progetti, riflessioni utopiche che non solo potrebbero essere stati d’ispirazione alle più recenti ipotesi, ma rappresentano anche un’importante eredità per comprendere più a fondo i molteplici aspetti del problema.
Presso la Biblioteca di Architettura dell’Università degli studi “Mediterranea” di Reggio Calabria, il 21 marzo scorso è stata allestista la mostra “Il ponte e il suo intorno”, a cura di Marcello Sèstito e Clara Stella Vicari Aversa, in collaborazione con Alessia Quattrone, Francesca Caparello e ICARO. La mostra è stata un’occasione per esporre una serie di soluzioni per il ponte, selezionate e accattivanti, che accompagnavano il visitatore in un viaggio nelle ricerche e nelle sperimentazioni per l’attraversamento dello Stretto, introdotte anche nel libro dello stesso Sèstito dal titolo Il ponte incontinente. Nello Stretto di Messina l’avventura di un archetipo il condensarsi di un simbolo (Mediano editore, 2022).
Classe 1993, è architetta e dottoressa di ricerca in Storia dell’Architettura. I suoi interessi di ricerca si concentrano soprattutto sul Novecento e sulla Storia della Costruzione. Nel settembre del 2023 ha concluso il suo percorso dottorale presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” con una tesi dal titolo “Il concorso internazionale di idee del 1969 per il ponte sullo Stretto di Messina: le premesse e i progetti”.