Programmi Erasmus, studenti in balia del Covid
Erasmus Student Network ha misurato l’impatto dell’emergenza sanitaria sui percorsi di mobilità studentesca e i processi d’internazionalizzazione
Leggi gli altri articoli delle inchieste sull’edilizia universitaria e sulla città ai tempi del Coronavirus
La rapidissima espansione dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19 sta producendo molteplici conseguenze, richiedendo un adeguamento delle nostre abitudini sociali e collettive, delle pratiche abitative e dei percorsi formativi. Un recente studio condotto da Erasmus Student Network (ESN) cerca di proporre un bilancio relativo all’impatto dell’emergenza sui percorsi di mobilità studentesca e i processi d’internazionalizzazione. Grazie a una rete molto estesa e a un radicamento territoriale che coinvolge oltre 1.000 università e 15.000 volontari a livello europeo, ESN ha ottenuto la collaborazione di quasi 22.000 studenti da 125 nazionalità, attualmente coinvolti in periodi di scambio all’estero o in procinto di avviarne uno. Un campione significativo, su cui sviluppare alcune considerazioni.
I dati confermano le prevedibili difficoltà nello scenario complessivo, dovute all’incertezza degli spostamenti, alla chiusura delle frontiere, alla costante ridefinizione dei regolamenti locali e internazionali. Una situazione che deve essere misurata con la già difficile integrazione dello studente fuori sede, spesso accresciuta da una mancanza di comprensione culturale e linguistica delle abitudini locali.
Secondo lo studio, circa un quarto dei programmi di scambio sono stati cancellati e due terzi confermati. In riferimento a questi ultimi, l’attivazione di forme d’insegnamento a distanza e la forzata reclusione ha influito negativamente sull’efficacia dello scambio: non permettendo allo studente di vivere appieno la propria esperienza, incrementando difficoltà e incertezze nello stabilire una relazione con la realtà di destinazione. I principali elementi critici che emergono dalla ricerca hanno a che fare con la difficoltà di programmare il ritorno a casa, vista la chiusura dei collegamenti internazionali e la cancellazione di molti voli, con un conseguente e rilevante aumento del costo delle trasferte. Vengono poi segnalate le difficoltà nel soddisfacimento dei bisogni primari – approvvigionamento alimentare e sanitario – e le criticità legate al mercato della casa, con la chiusura di molte strutture ricettive e l’annullamento di contratti anche in essere. Infine, viene posta attenzione sulla possibilità di procurarsi un adeguato supporto medico e altri problemi legati a permessi di soggiorno e aspetti amministrativi.
A questo quadro si aggiungono le difficoltà economiche, dovute a un non sempre puntuale adeguamento dei sostegni da parte degli enti erogatori, a fronte dell’aumento dei periodi fuori sede e dei costi di gestione (spese mediche, crescita del prezzo dei trasporti ecc.). In alcuni casi – segnalati soprattutto da studenti italiani e asiatici – sono state evidenziate forme di vera e propria discriminazione sociale sulla base dei Paesi di provenienza.
Un dato particolarmente significativo consiste nella percezione del “sostegno individuale” che gli studenti hanno ricevuto in questa fase di crisi. Nonostante la difficoltà nello stabilire delle relazioni a distanza, la grande maggioranza degli interpellati (quasi il 70%) indica come fonte primaria di sostegno la famiglia e gli amici d’origine, con un netto distacco rispetto ad altri soggetti quali l’università ospitante (58%), l’università di provenienza (44%), le organizzazioni studentesche (24,8%), gli enti e le istituzioni locali (4,9%). Le indicazioni lasciano inoltre intendere la qualità del supporto provvisto dalle università, principalmente orientato a chiarire aspetti tecnici e organizzativi relativi alla didattica e alla gestione degli esami, che non riescono a entrare nel merito delle difficoltà personali e “umane” in cui si trova coinvolto lo studente. È significativo che tra gli aspetti più penalizzati risulti l’incapacità da parte delle università di offrire un supporto su questioni relative all’alloggio e alla gestione degli spostamenti (collegamenti con i Paesi d’origine, modalità di rientro in patria ecc.).
La ricerca delinea 10 “Raccomandazioni” per definire migliori modalità di gestione dei futuri eventuali scenari di crisi. Nella nostra ottica, il decalogo può essere riassunto in due considerazioni principali. La prima concerne la necessità di un maggiore coordinamento tra gli organismi responsabili – autorità nazionali, università, associazioni studentesche, enti di controllo – per produrre indicazioni chiare e comprensibili a tutti, favorendo un’uniformità nelle risposte agli interrogativi comuni e nei comportamenti sociali. Nella fase attuale, uno dei principali elementi di criticità è legato alla discrepanza tra le indicazioni trasmesse dai soggetti responsabili e quelle divulgate dai mezzi d’informazione, con la difficoltà da parte dello studente a individuare dei canali attendibili su cui fare affidamento. La seconda indicazione consiste in un’estensione delle responsabilità delle università rispetto al proprio tradizionale ruolo didattico e di ricerca: a vantaggio di un più ampio coinvolgimento nel percorso educativo dello studente, nella prospettiva di una “formazione” che va oltre il “banco di scuola” e la valutazione riportata all’esame. L’obiettivo non è quello di “fare uscire” laureati a pieni voti, ma di formare individui responsabili, con senso civico e competenze sociali, che possano accrescere il capitale umano della società.
Immagine di copertina: Lundgaard & Tranberg Architects, Tietgen Dormitory, Copenaghen (© Jens M. Lindhe)



Oscar Eugenio Bellini è architetto, PhD e professore associato in Tecnologia dell’Architettura presso la Scuola Architettura, Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano. Svolge attività di ricerca e consulenza al Dipartimento ABC. È autore di numerosi rapporti scientifici, articoli e monografie e ha partecipato, come relatore, a numerose conferenze e seminari, in Italia e all’estero, sul tema dello student housing.
Matteo Gambaro è architetto, PhD e professore associato di Tecnologia dell’Architettura presso la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano. Svolge attività di ricerca, presso il Dipartimento ABC, e di progettazione con Enti e Istituzioni pubbliche, in particolare negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sulle residenze speciali e studentesche. Autore di libri, saggi e articoli scientifici.
Martino Mocchi è dottore in Filosofia e dottore di ricerca in “Progetto e tecnologie per la valorizzazione dei beni culturali”. Svolge attività didattica e di ricerca presso il Dipartimento ABC del Politecnico di Milano sui temi del paesaggio urbano e della multisensorialità, con particolare riferimento al contesto della residenzialità universitaria. È autore di diverse pubblicazioni su questi temi.