Novara: se tutto va bene, il nuovo ospedale sarà vecchio di 20 anni
Una procedura lunga 12 anni, due gare e la speranza d’inaugurare nel 2028, con il nodo aperto del futuro dell’attuale complesso
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Published 9 maggio 2023 – © riproduzione riservata
NOVARA. La vicenda del nuovo ospedale ha radici antiche. Nel 2004 Vittorio Gregotti, su incarico dell’amministrazione comunale, redige uno studio di fattibilità per la riqualificazione dell’ampia area dell’attuale ospedale compresa tra le vie Mazzini, baluardo Massimo D’Azeglio, largo Bellini e via Solaroli. Si tratta del complesso originario dell’Ospedale maggiore della carità, costruito a partire dal 1625 su progetto di Gian Francesco Soliva a cui seguirono ampliamenti e modifiche a opera di Francesco Martinez (1770-89), Stefano Melchioni (tra fine Sette e inizio Ottocento) e Alessandro Antonelli (fine Ottocento, intervento non completato e in parte demolito durante i lavori degli anni trenta). In epoche successive la struttura è oggetto di numerosi interventi di adeguamento funzionale realizzati inglobando il complesso dell’Istituto Bellini e costruendo nuovi padiglioni dedicati a specifiche funzioni.
Il progetto di Gregotti prevede la salvaguardia dei manufatti storici, peraltro vincolati, e la demolizione degli altri edifici nella zona sud del lotto per consentire la costruzione di 4 isolati urbani residenziali e di un nuovo edificio dedicato a funzioni pubbliche. L’area individuata per il nuovo ospedale, con un’estensione di circa 325.000 mq, è invece compresa tra l’ex piazza d’armi, ormai inutilizzata da anni, e la tangenziale a sud della città.
Di quel progetto non si fece nulla, ma il dibattito sul nuovo ospedale e sulla riqualificazione della sede storica entra tra gli argomenti forti per il ridisegno della Novara futura. Tanto che nel 2008 Regione Piemonte, Provincia di Novara, Comune, Azienda Ospedale maggiore della carità (Aoumc) e Università del Piemonte Orientale siglano un Protocollo d’intesa che definisce gli impegni e le modalità attuative per il successivo Accordo di programma riguardante gli ambiti d’intervento compresi nel “Masterplan – Città della salute”, e in particolare la realizzazione del nuovo ospedale, la rifunzionalizzazione della sede storica, dell’ex ospedale San Giuliano e un articolato piano di riqualificazione d’immobili comunali e demaniali.
La nuova Città della salute
Nell’estate dello stesso anno l’Aoumc indice una gara a procedura aperta per la progettazione preliminare della nuova Città della salute. Tra i partecipanti, tutti molto noti anche a livello internazionale, vince il raggruppamento composto da Studio Altieri, Benedetto Camerana & Partners, RPA Srl, Manens-Tifs ingegneria Srl, Studio Ad. In tempi rapidi – a fine 2009 il preliminare è approvato – si avvia la fase istruttoria che avrebbe dovuto portare alla gara per la progettazione e gestione della struttura, nel frattempo rinominata Città della salute e della scienza di Novara, con ricorso alla finanza di progetto.
Il progetto preliminare, in coerenza con il documento preliminare alla progettazione, prevedeva una struttura con sviluppo prevalente orizzontale, con corpi di fabbrica bassi integrati nel contesto circostante caratterizzato da edifici residenziali plurifamiliari di 4-5 piani. L’attestamento dei due grandi corpi di fabbrica è su via Piazza d’armi: quello più compatto a est, dedicato alla Scuola di medicina dell’Università del Piemonte Orientale, e quello a ovest, leggermente ruotato, destinato alle funzioni ospedaliere. I due manufatti comunicano tramite un ampio viale pedonale coperto, vera spina dorsale del complesso, che dall’ingresso termina in corrispondenza dell’edificio di forma ellittica. I fabbricati i si elevano per massimo 4 piani fuori terra, oltre all’interrato, e sono inseriti in un’ampia area verde destinata a parco attrezzato in cui scorre il torrente Arbogna.
I sistemi della viabilità e della sosta sono pensati per non interferire con le funzioni ospedaliere e universitarie e si sviluppano prevalentemente lungo via Gorizia, con la previsione di parcheggi interrati e in quota in apposita struttura dall’andamento organico. I posti letto previsti sono 711, oltre ad altri 86 per prestazioni particolari, 26 sale operatorie e 100 ambulatori specialistici.
Un bando deserto e uno riformulato, nella speranza d’inaugurare nel 2028
Fino a qui la procedura e i tempi potrebbero apparire nella norma, tenuto conto dell’importanza delle opere previste. Senonché, la pubblicazione del bando è avvenuta solo a metà del 2020, a seguito di numerosi adempimenti e integrazioni (assoggettabilità alla VAS, progetti di bonifica, integrazioni e adeguamenti al nuovo Codice degli appalti), con esito disastroso: la gara va deserta. Al termine di una procedura avviata nel 2008, dopo 12 anni di lavoro è tutto, o quasi, da rifare, anche perché l’argomento dirimente è di natura economica: la cifra in gioco (320 milioni) per la concessione e la realizzazione delle opere è stata ritenuta troppo bassa e inadeguata alla procedura. Senza entrare nel merito delle motivazioni, comunque evidenti nonostante i consueti scarichi di responsabilità tra i soggetti coinvolti, Regione Piemonte e Ministero della Salute hanno riformulato il quadro economico aumentando gli importi rispettivamente di 4,7 milioni e 94 milioni, consentendo all’Aoumc, all’inizio di quest’anno, di ripresentare il nuovo bando di gara per la costruzione e gestione con finanza di progetto per 21 anni, di cui 4 di progettazione e costruzione e 17 di concessione. Il quadro economico raggiunge i 419 milioni, di cui circa 190 a carico del Ministero e 10 di Regione Piemonte.
La speranza dell’Aoumc è che si possa arrivare all’aggiudicazione entro il 2023, all’avvio dei lavori entro la primavera 2024 e, se i tempi saranno rispettati, all’inaugurazione dell’ambizioso progetto, pensato ormai 20 anni fa, nel 2028.
Non c’è dubbio che finora la vicenda è stata paradossale e le sorprese potrebbero non essere finite. Tema sensibile è quello del progetto: il preliminare risale al 2009, e a parte due adeguamenti al Codice degli appalti nel 2019 e nel 2022 – di carattere più formale che di contenuto – appare sostanzialmente inalterato, sia nella configurazione planivolumetrica che delle destinazioni d’uso e delle quantità in gioco. Questo porta a qualche riflessione, soprattutto alla luce degli avanzamenti della ricerca scientifica e delle ricadute sulle tecniche di diagnostica, prevenzione e terapia che in 10 anni si sono evolute. Oggi un nuovo ospedale dev’essere progettato con grande attenzione alle flessibilità e alla capacità di adeguamento alle innovazioni per rimanere efficiente per un ciclo di vita medio di circa 50 anni.
Un nodo aperto, il futuro della sede attuale
Altrettanto importante è la destinazione futura dell’attuale nosocomio, che rimarrà inutilizzato dopo il trasferimento. Al momento le proposte più ricorrenti riguardano funzioni pubbliche come la sede di rappresentanza dell’Università del Piemonte Orientale e la realizzazione di un polo di medicina del territorio (in linea con la missione 6 del PNRR), oltre ad altre di carattere più speculativo con l’apertura al mercato immobiliare. Si tratta però di proposte, senza nessuna verifica di fattibilità concreta. Indubbiamente l’ubicazione e la dimensione dell’area nell’ambito della città di Novara, e in particolare del centro storico, impongono un’approfondita valutazione, sia in termini culturali che di sviluppo economico. È l’occasione concreta per ripensare un ampio isolato urbano con approcci orientati alla valorizzazione della città pubblica, mettendo auspicabilmente da parte soluzioni speculative di valorizzazione immobiliare, che appaiono non necessarie.
Architetto, PhD e professore associato di Tecnologia dell’Architettura presso la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano. Svolge attività di ricerca, presso il Dipartimento ABC, e di progettazione con Enti e Istituzioni pubbliche, in particolare negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sulle residenze speciali e studentesche. Autore di libri, saggi e articoli scientifici