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Noci, via al restauro di Santa Maria Assunta

Noci, via al restauro di Santa Maria Assunta

 

Realizzata nel 1963 in Provincia di Bari su progetto di Plinio e Paolo Marconi, la chiesa è stata riconosciuta come bene culturale. Si punta al ripristino delle sue condizioni di partenza

 

NOCI (BARI). Nelle prossime settimane prenderanno avvio i lavori di restauro della chiesa di Santa Maria Assunta nella frazione di Lamadacqua, realizzata nel 1963 su progetto di Plinio Marconi (1893-1974),cofirmato dal figlio Paolo (1933-2013) quale polo attrattivo di un “centro di servizio” della riforma fondiaria attuata in Puglia nel secondo dopoguerra.

Pur non avendo 70 anni, il complesso è stato riconosciuto bene culturale ai sensi dell’articolo 10 del D.Lgs 42/2004 e sottoposto alle disposizioni del Titolo I Parte II, in quanto considerato esempio significativo e modello inedito di architettura rurale introdotto in un periodo di importante sperimentazione formale e tecnologica che ha visto nell’Italia meridionale, negli anni ’50 del secolo scorso, lo sviluppo di un ampio programma di pianificazione e numerose realizzazioni.

La chiesa, interessata da una condizione di avanzato degrado, ha richiesto l’avvio di un intervento di restauro il cui progetto, approvato nel gennaio 2017 dalla Soprintendenza competente, mira al ripristino delle “condizioni di partenza” piuttosto che alla conservazione strettamente intesa, intervenendo su quelle manifestazioni di degrado materico che influiscono negativamente sul valore estetico dell’architettura. I principi ispiratori dell’intervento proposto, pur rivolti al “restauro del moderno”, si sostanziano quindi nell’applicazione delle regole del restauro criticamente inteso.

L’edificio liturgico supera il modello tradizionale e ricerca un rapporto singolare tra architettura del luogo, tradizione e sperimentazione sui temi che in quegli anni si andavano sviluppando all’insegna delle riflessioni del Movimento moderno. Elemento dominante dal punto di vista formale della borgata, la chiesa nasce dalla nuova sensibilità estetica e dalla comprensione e sperimentazione dei sistemi statico-costruttivi in calcestruzzo armato: strutture e materiali innovativi che sembrano accogliere i rinnovati significati liturgici richiesti allo spazio interno dal clima culturale che porterà alla riforma preconciliare.

L’insediamento ricade nel programma promosso dalla Legge stralcio 841/1950, per la cui attuazione venne istituita la Cassa del Mezzogiorno. Viene realizzato in uno degli appoderamenti dotati già d’infrastrutture irrigue, insediative, sociali e rappresenta una delle prime forme organizzative del territorio rurale pugliese di età moderna, unico nel sud-est barese.

Gli edifici del complesso, organizzati planimetricamente su un impianto aperto, a forma di C, al centro del quale s’innesta la chiesa, vengono realizzati con l’impiego di materiali facilmente reperibili quali pietre naturali per le murature e laterizi, blocchi di conglomerato cementizio, sistemi di prefabbricazione. I volumi intonacati a calce di colore bianco, coperti con strutture a falde con manto in cotto, sono limitati all’essenzialità pur senza rinunciare a criteri di funzionalità e organicità e allo studio del dettaglio. Molti degli elaborati, schizzi preparatori e particolari costruttivi, sono conservati presso l’Archivio centrale di Stato a Roma.
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