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L’ospedale di Verduno, un vascello tra i noccioli delle Langhe

L’ospedale di Verduno, un vascello tra i noccioli delle Langhe

In Piemonte, visita (senza ricovero) all’ospedale Michele e Pietro Ferrero, su progetto di Aymeric Zublena, Ugo e Paolo Dellapiana e Ugo Camerino

 

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Published 23 gennaio 2023 – © riproduzione riservata

VERDUNO (CUNEO). Che abbia vissuto un iter a dir poco travagliato, trattandosi di un’italica opera pubblica, non desta meraviglia. Che abbia sollevato aspre critiche ambientaliste, andando ad adagiarsi tra le colline di noccioli, con vista sui vigneti poi diventati patrimonio Unesco, neppure. Tuttavia, con buona pace dei detrattori, l’ospedale Michele e Pietro Ferrero fa bella mostra di sé, e dall’estate 2020 è pienamente operativo, avendo nel frattempo definitivamente pensionato i nosocomi di Alba e Bra.

Sorge “nel nulla”, in aperta campagna sulla destra orografica del fiume Tanaro, ma agevolmente accessibile in posizione baricentrica rispetto ai centri urbani. È fondato su terreno cedevole (extra costi di consolidamento pari al 6% dell’importo totale), ma si sapeva allorquando l’ASL 2 Cuneo individuò il sito. La gara d’appalto (offerta economica e curriculum) con annesso concept risale al 1998, ma al momento dell’inaugurazione l’unico ancora operativo del gruppo di progettisti mandatari era Paolo Dellapiana (studio Archicura). In mezzo ci sono passati un ricorso, due bandi di project financing e un fallimento dell’impresa esecutrice.

Nonostante ciò, l’impronta architettonica è rimasta fedele a quella originaria, mentre è mutato il layout interno: la “mano” si deve in particolare al francese Aymeric Zublena (studio SCAU), che nell’ambito vanta un lungo curriculum e, in Italia, due realizzazioni pressoché coeve e (un po’) meno tribolate: gli ospedali di Este Monselice (Padova, terminato nel 2014) e Bergamo (2012). Tutti figli di una fertile stagione, a ridosso del nuovo millennio, in cui gli stimoli del cosiddetto “decalogo” elaborato dall’allora ministro Umberto Veronesi e Renzo Piano portarono al bando di una serie di gare intente a dare un volto non solo “manageriale” al tema della cura. Di qui l’umanizzazione degli ambienti, la separazione dei flussi e la diversificazione degli spazi, al fine di renderli maggiormente riconoscibili. E poi l’inserimento ambientale, limitando gli impatti e favorendo le viste dei degenti verso l’esterno. Tra i nuovi nosocomi, gli altri progetti maggiormente all’avanguardia sono stati i quattro delle Alpi Apuane di Mario Cucinella Architects con Studio Altieri (inaugurati tra 2013 e 2014) e quello di Mestre, a firma di Studio Altieri con la consulenza artistica di Emilio Ambasz (2007).

Tutto ciò a Verduno è evidente nell’impianto distributivo. Adagiato lungo il declivio collinare, il manufatto non nega la sua presenza di artefatto dall’aspetto industriale, organizzando i flussi lungo la linea di massima pendenza che si fa spina dorsale, galleria interna vetrata a tutt’altezza (che rielabora il concetto della “via medica” pensata da Zublena per l’ospedale europeo Georges Pompidou a Parigi), sempre in connessione visuale diretta con il cielo e il fondovalle. Un articolato “spazio pubblico” che, nella ricerca di domesticità e originalità, talvolta indulge verso un formalismo compositivo. Verso monte l’ingresso principale è dissimulato, mentre verso valle grandi pilotis scavano le masse parallelepipede della piastra a sviluppo orizzontale (reparti medici, ambulatori, reparti di ricovero chirurgico e radioterapia), permeata da ampi giardini e patii interni. Per mitigarne ulteriormente l’impatto visivo, al centro la piastra è “spaccata” proprio dallo sbocco, anch’esso assai discreto, della galleria. Appoggiato in copertura a mo’ di attico, il blocco degenze (prevalentemente camere singole) si distacca dal resto per tipologia d’involucro e cromie, squadernando generosamente l’amena vista.

Dopo aver curato progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva, Zublena si è rammaricato che la direzione lavori sia stata sottratta al team mandatario ma, grazie alla supervisione artistica affidata dal team, il cantiere ha mantenuto, nei limiti dell’accettabile, la barra dritta. Peggio è finita la storia a Biella, dove un altro degli ospedali “modello”, completato nel 2014, è degenerato rispetto al progetto originario dello studio 5+1AA che, infatti, ha poi disconosciuto l’opera.

 

La carta d’identità del progetto

Luogo: Verduno (Cuneo)
Committenza: ASL 2 Cuneo
Data fine lavori: 02/2020
Volumetria e superficie: 396.000 mc / 110.000 mq
Posti letto: 350

Costo: 183,8 milioni
Team di progettazione: Aymeric Zublena (capogruppo, Scau Architecture, Parigi), Ugo e Paolo Dellapiana (Archicura, Torino), Ugo Camerino (Venezia)
Main Contractor: Mgr Verduno 2005 (Gruppo Maire Tecnimont)
Consulenti: Si.Me.Te (strutture); Forte Ing. Giuseppe e Steam (impiantistica)
Fornitori: ThyssenKrupp (ascensori ed elevatori); Sermeca (facciate continue e serramenti); Scotta Impianti (impianti elettromeccanici); Neosia Renewables-Gruppo Maire Tecnimont (cogenerazione); Oppent (automazioni); Tecnozenith (impianti); Tecnopost (posta pneumatica); Cummins Italia (motori generatori); Decsa (impianti condizionamento); Ninz (porte tagliafuoco); Cocif (porte di varia natura); Stroppiana (calcestruzzo); Gmt Project (impianti elettrici); Sapio (Produzione Idrogeno); Ossigeno (gas medicali); Schrack Seconet (sistemi di comunicazione); Nil (controsoffitti); Coiver Group (finiture interni); Artigo (pavimenti); Iris Ceramicagroup (rivestimenti ceramici); Tarkett (pavimenti); ICI Caldaie (caldaie); Baltur (caldaie); Carrier corporation (condizionatori); Innio Jenbacher (cogenerazione); Abb Asea Brown Boveri (impianti elettrici); Zumtobel (illuminazione); Saisef (opere esterne); Somoter (movimenti terra); Sam (asfalti)
Riconoscimenti: Honourable Mention nella categoria “Health” Completed del THE PLAN Award 2020

 

I numeri e le tecnologie

Posti letto: 350
Sale operatorie: 12
Letti di terapia intensiva: 12
Unità di terapia intensiva cardiaca: 10
Unità di medicina d’urgenza: 10
Bunker per la radioterapia: 1

Le facciate sono realizzate in pannelli prefabbricati in cls a taglio termico. Le facciate continue sono in alluminio e vetro a taglio termico mentre il rivestimento rosso della torre e dei volumi della facciata ovest e del cortile è in pannelli metallici isolanti. La grande vetrata è invece una facciata strutturale in acciaio e vetro camera.
Il complesso è dotato delle più avanzate tecnologie che sono state man mano aggiornate a partire dal progetto originario del 1998, e adattate nel corso degli anni. La classe energetica è A1 grazie a serramenti ad alto rendimento, stratigrafia muraria avanzata, impianto fotovoltaico da 200 KW, impianto di cogenerazione da 1.700 KW, caldaie a condensazione da 16.000 KW, impianto di ventilazione con recupero di calore, illuminazione a led, utilizzo di BMS – building management system – per la manutenzione degli edifici.

 

 

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