Incubo o miraggio? L’ospedale del futuro di OMA sorge nel deserto
Il griffatissimo Health District di Al Daayan, in Qatar, apre a molte domande
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Published 23 gennaio 2023 – © riproduzione riservata
Non pare esserci luogo più emblematico e paradossale, per immaginare l’ospedale del futuro: completamente isolato, basso e con una successione di patii e giardini, firmato da un grande nome del firmamento delle archistar, in quel frammento di mondo che oggi sembra (piaccia o meno) la frontiera di una sperimentazione molto contraddittoria ma altrettanto fertile (non è un caso che negli ultimi mesi ne abbiamo parlato molto: https://ilgiornaledellarchitettura.com/2022/11/16/qatar-2022-8-catterdali-nel-deserto/ o https://ilgiornaledellarchitettura.com/2022/09/21/saudi-vision-2030-grandi-progetti-per-un-futuro-distopico/).
L’Health District di Al Daayan, appena a nord di Doha, potrebbe nascere su un terreno completamente desertico, ampio 1,3 milioni di mq. Circa la metà sarebbero occupati dai moduli edilizi, il resto da giardini e aree verdi introverse. Proprio modularità e dispersione sono le strategie che conferiscono identità e carattere a un’idea firmata da OMA, attraverso Reinier De Graaf, con il supporto di un vero e proprio dream-team di progetto: BuroHappold per la parte ingegneristica, Henning Larsen Architects, Michel Desvigne per il paesaggio. La riflessione di OMA sugli spazi della cura ha ormai qualche anno di storia e un momento importante con l’installazione (non imperdibile per effetto scenografico, in fondo alla manica lunga dell’Arsenale) in occasione della Biennale 2021.
L’operazione Qatar è decisamente ambiziosa sia per i numeri (il centro è disegnato per ospitare 1.400 pazienti), sia per l’innovazione che porta con sé. “Non un edificio ma un sistema composto da moduli con giardini all’interno”, recita il breve ed efficace video promozionale di OMA. L’idea dell’ospedale alto viene smaterializzata in una forma geometrica, regolare, flessibile e incrementale: una sequenza/labirinto di blocchi quadrati, alti solo 2 piani, per ridurre la dipendenza dagli ascensori e per consentire permeabilità tra gli spazi di degenza e i cortili (anche questi con una natura addomesticata e geometrica, con evidenti suggestioni dalla tradizione islamica).
La geografia modulare permette di governare e modificare i flussi, a seconda delle esigenze, in un ospedale che – grazie anche a tecnologie di stampa 3d di alcune componenti – si presenta come in grado di variare assetto durante l’attività. In linea con l’idea di prototipazione che lo studio (commissionato da una no-profit qatariota, la Hamad Medical Corporation) vuole proporre.
“The hospital of the future is everywhere”, racconta ancora il video di OMA, che rafforza il concetto ambientandolo su quella che sembra la superficie di Marte. Lontanissimo da città e costrizioni ambientali (al netto delle dichiarazioni di autosufficienza energetica ed alimentare), proprio come nel deserto del Qatar, che pare essere l’unico luogo – oggi almeno – dove si possa realmente costruire questo ospedale del futuro così utopico, visionario, molto radical.