Piacenza: Giuseppe Baracchi
Il presidente di Piacenza propone “una raccolta d’idee sul tema della città post-pandemia, una serie di micro-concorsi di rigenerazione urbana a scala cittadina, e di posticipare il triennio formativo 2020-23 al 2021-24″
1. In una situazione che cambia di giorno in giorno, cosa possono fare gli Ordini provinciali degli Architetti PPC, ma anche il Cnappc, per supportare il presente sospeso della professione?
L’Ordine di Piacenza è piccolo (560 colleghi), ha un consiglio coeso, giovane e valido. Oggi si sta muovendo, grazie alla sua efficiente segreteria, per informare il più possibile i colleghi con l’invio giornaliero di newsletter che riportano i comunicati di Governo e Cnappc. Stiamo valutando di proporre una raccolta d’idee sul tema della città post-pandemia, da restituire in una mostra e in un volume, a testimonianza del grave periodo che questa generazione sta vivendo. Pensiamo anche di riprendere l’organizzazione di micro-concorsi di rigenerazione urbana a scala cittadina destinati prevalentemente ai giovani architetti. Sia come Ordini che come Cnappc dobbiamo essere propositivi nel prepararci al dopo, avere idee di rilancio di una professione con l’architetto al centro. Ma si deve assumere una strategia politica chiara, definire una “visione” della professione che deve essere accompagnata da un’azione incisiva che ad oggi non sembra essere stata assunta.
2. Dopo il contenimento dell’emergenza si aprirà una fase delicatissima con il graduale ritorno a una vita lavorativa che potrebbe essere estremamente mutata, sia nella quantità delle commesse che nella loro tipologia. Quali azioni si potrebbero mettere in campo per aiutare gli architetti nella ripresa sia a livello locale che nazionale?
Chiederei di destinare una percentuale della quota che ogni professionista versa al Cnappc tramite gli Ordini a iniziative di sostegno agli Ordini. Proporrei di posticipare il triennio formativo 2020-23 al 2021-24, con il 2020 “sosta attiva” in cui poter ridefinire nuove forme e modalità di accreditamento. Auspico una semplice ridistribuzione delle attività professionali tra docenti, insegnanti e dipendenti pubblici attraverso nuovi rapporti tra Governo, Cnappc, Inarcassa, Università ed enti pubblici. Chiederei d’incentivare la creazione di studi multidisciplinari anche attraverso sgravi fiscali da concordarsi con i ministeri competenti. Chiederei, infine, di avviare un processo di costruzione di una “vera visione” della città futura su concrete possibilità d’incentivazione alla professione, con risorse da attivarsi attraverso risparmi sulle spese di rappresentanza, viaggi, trasferte. Mi auguro un Cnappc più propositivo e centrale per la nostra professione, svincolato da sovrastrutture collettive e partecipative spesso dannose, autoreferenziali e che tolgono visibilità alla nostra figura. Nulla sarà come prima!
Architetto e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, si laurea e si abilita all’esercizio della professione a Torino nel 2001. Iscritta all’Ordine degli architetti di Torino dal 2006, lavora per diversi studi professionali e per il Politecnico di Torino, come borsista e assegnista di ricerca. Ha seguito mostre internazionali e progetti su Carlo Mollino (mostre a Torino nel 2006 e Monaco di Baviera nel 2011 e ricerche per la Camera di Commercio di Torino nel 2008) e dal 2002 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”, dove segue il settore dedicato alla formazione e all’esercizio della professione. Dal 2010 partecipa attivamente alle iniziative dell’Ordine degli architetti di Torino, come membro di due focus group (Professione creativa e qualità e promozione del progetto) e giurata nella nona e decima edizione del Premio architetture rivelate.
Nel 2014 costituisce lo studio associato Comunicarch con Cristiana Chiorino. Nel 2017 è co-fondatrice dell’associazione Open House Torino.