Bologna: Pier Giorgio Giannelli
Secondo il presidente di Bologna “serviranno dispositivi fiscali e previdenziali che possano venire incontro all’inerzia di questi mesi, oltre a politiche che favoriscano l’aggregazione e la multidisciplinarietà“
1. In una situazione che cambia di giorno in giorno, cosa possono fare gli Ordini provinciali degli Architetti PPC, ma anche il Cnappc, per supportare il presente sospeso della professione?
Fino ad oggi, ma continueremo su questa strada fino al termine dell’emergenza, abbiamo prima di tutto cercato di informare correttamente gli iscritti che si trovano in un momento di grande difficoltà non solo lavorativa, ma anche emotiva; molti Ordini, tra cui anche Bologna, lo hanno fatto con grandi difficoltà interpretative dei dispositivi normativi che sono stati emessi, e per i quali sarebbe servito fin dal primo giorno un supporto autorevole del Cnappc. È assolutamente necessario che il Cnappc, che ha soprattutto la capacità economica, metta in piedi una struttura tecnica, avvalendosi di una squadra di consulenti, per fornire risposte univoche e in tempo reale alle tantissime domande che sono pervenute e pervengono agli Ordini, e per elaborare proposte ragionevoli autorevoli e sensate al potere legislativo – come poteva essere la chiusura dei cantieri che non era tanto a nostro beneficio, quanto piuttosto a tutela dei lavoratori del comparto edile.
2. Dopo il contenimento dell’emergenza si aprirà una fase delicatissima con il graduale ritorno a una vita lavorativa che potrebbe essere estremamente mutata, sia nella quantità delle commesse che nella loro tipologia. Quali azioni si potrebbero mettere in campo per aiutare gli architetti nella ripresa sia a livello locale che nazionale?
Sono molto preoccupato di quello che potrà succedere nella seconda metà dell’anno, o quando finirà l’emergenza, perché inevitabilmente i flussi di cassa di questo periodo si prosciugheranno: servirebbero dispositivi fiscali e previdenziali che possano venire incontro all’inerzia di questi mesi, mitigando il più possibile quella sorta di tempesta perfetta che il 31 dicembre di ogni anno si scatena. Non immagino, o meglio non voglio immaginare, quali smagliature sul nostro tessuto produttivo, alla fine questa crisi porterà, ma è certo che siamo tutt’ora tutti troppo piccoli e quindi più esposti agli eventi. Servono politiche che favoriscano l’aggregazione e la multidisciplinarietà. Ma la flat tax di questi anni è andata in direzione del tutto diversa e c’è stato anche qualcuno che voleva elevarne il limite. Servirà anche qui una profonda riflessione da parte di tutti i soggetti coinvolti, per fare in modo che questa crisi possa darci la forza di governare il cambiamento necessario.
Architetto e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, si laurea e si abilita all’esercizio della professione a Torino nel 2001. Iscritta all’Ordine degli architetti di Torino dal 2006, lavora per diversi studi professionali e per il Politecnico di Torino, come borsista e assegnista di ricerca. Ha seguito mostre internazionali e progetti su Carlo Mollino (mostre a Torino nel 2006 e Monaco di Baviera nel 2011 e ricerche per la Camera di Commercio di Torino nel 2008) e dal 2002 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”, dove segue il settore dedicato alla formazione e all’esercizio della professione. Dal 2010 partecipa attivamente alle iniziative dell’Ordine degli architetti di Torino, come membro di due focus group (Professione creativa e qualità e promozione del progetto) e giurata nella nona e decima edizione del Premio architetture rivelate.
Nel 2014 costituisce lo studio associato Comunicarch con Cristiana Chiorino. Nel 2017 è co-fondatrice dell’associazione Open House Torino.