Il lockdown a Palermo (Courtesy © Francesco Faraci)

Covid-19 e il nuovo attivismo degli architetti

Covid-19 e il nuovo attivismo degli architetti

 

Tra incontri digitali, piattaforme, think tank e proposte, la discussione e l’elaborazione di visioni non sono rimaste ferme. Ma nessun architetto fa parte della task force governativa di 450 esperti radunata per la gestione della crisi

 

L’emergenza COVID-19 ha cambiato la realtà costringendo gran parte del pianeta a fermarsi in un inatteso lockdown che ha messo temporaneamente in crisi il nostro modo di abitare. Forse per questo gli architetti, più di altre categorie professionali, si sono subito attivati con interminabili e talora ripetitive dirette social, forum e piattaforme in cui discutere dell’emergenza.

Nonostante quest’iperattivismo, tra i 450 esperti della task force voluta dal Governo per gestire la crisi non c’è nessun architetto, anche se, com’è emerso durante la diretta streaming “Culture as a developmental driver for Italy in the post-Covid scenario”, curata da OCSE Italia e moderata da Pierluigi Sacco, molte altre categorie professionali strategiche per l’economia del nostro Paese non sono state coinvolte.

 

CURA: container per la terapia intensiva

Carlo Ratti e Italo Rota sono stati tra i primi a dare un contributo progettuale presentando CURA, un modulo di terapia intensiva installato in container marittimi riconvertiti che è stato sviluppato grazie alla collaborazione con gli ingegneri di Jacobs, l’azienda di tecnologia sanitaria Philips e vari consulenti medici e al supportato del World Economic Forum. Un prototipo è stato realizzato a Torino nelle ex OGR grazie al finanziamento della banca UniCredit e, data la disponibilità in rete del progetto, altri moduli sono stati realizzati in varie parti del mondo.

 

Gli appuntamenti digitali

Il vertiginoso incremento del traffico dati verificatosi durante il lockdown non è dipeso solo da DAD, smart working e programmi in streaming; un significativo contributo è giunto infatti dagli innumerevoli appuntamenti digitali che sono stati organizzati da istituzioni pubbliche, private e dal terzo settore per raccontare il mondo ai tempi del Covid, discutere sulle sfide future o proporre itinerari culturali con artisti, designer, architetti, artisti e intellettuali come nel caso dei palinsesti #iorestoacasa con il MAXXI e “Decameron: storie in streaming” della Triennale di Milano.

Stefano Boeri, oltre ad utilizzare la piattaforma della Triennale, ha tenuto dirette social ed è spesso intervenuto sulla stampa; nonostante la sovraesposizione mediatica occorre riconoscere l’interesse di alcuni colloqui, come quello con il filosofo Emanuele Coccia.

Secondo Boeri occorrerà de-saturare le città e riscoprire la vita rurale spingendo le 14 aree metropolitane italiane ad adottare e recuperare i circa 6.000 centri minori del nostro Paese. La proposta si rifà, semplificandola, alla visione della Strategia nazionale per le aree interne voluta nel 2013 dall’allora Ministro della Coesione Territoriale Fabrizio Barca, il quale, attraverso il Forum Diseguaglianze e Diversità, in questi giorni è stato tra i principali animatori di un intenso e qualificato dibattito e di una serie di proposte per affrontare la crisi Covid attraverso politiche pubbliche e azioni collettive volte a ridurre le disuguaglianze, a scongiurare il rischio dell’esclusione sociale e della concentrazione in poche mani di ricchezza e potere decisionale.

Dopo essere intervenuto sulla stampa nazionale per proporre come innovare gli spazi per la cura, Massimiliano Fuksas ha ricordato che la campagna non dev’essere un luogo per pochi e ha inoltre inviato al Presidente della Repubblica delle Linee guida che sono state elaborate con lo studio Archea e la consulenza di esperti in medicina e tecnologia per indirizzare il progetto di nuovi habitat in cui vivere meno isolati e più sicuri in tempo di pandemia.

 

Think tank, design force e piattaforme per discutere del futuro

Durante il lockdown si è attivata la piattaforma multidisciplinare DOPO (Design Oriented Postpandemic Opportunities) che mira a formulare proposte per il futuro prossimo delle città. Nato da un’idea di Flavia Brenci con Mosè Ricci e Maurizio Carta, il think thank DOPO dichiara di voler essere un open source ma lascia ancora irrisolto il nodo tra ricerca, comunicazione e promozione professionale.

La riflessione sull’abitare ai tempi del Covid ha riacceso il dibattito tra i sostenitori della campagna e quelli della città, tra questi ultimi figura RiagITA. Curato da Pino Scaglione, Vincenzo Corvino e Raul Pantaleo, questo gruppo è stato strutturato in 4 tavoli tematici con oltre 40 partecipanti tra cui figurano Pappi Corsicato, Graziano Delrio, Nicola Gratteri, Mimmo Jodice, Andrea Bartoli e Pierre-Alain Croset che si sono confrontati per formulare idee sul rilancio delle città. Nonostante la cura nel comunicare l’iniziativa non se ne conoscono ancora gli esiti che saranno pubblicati sul numero zero della rivista “Disegnoallitaliana” insieme ai contributi testuali dei ministri Gaetano Manfredi, Giuseppe Provenzano e Sergio Costa e quelli di Giovanni Maria Flick, Massimo Cacciari, Marcello Panzarella e altri.

Per superare la crisi sanitaria e rilanciare l’economia attraverso il binomio Design-Tecnologia, il DesignTech for Future, promosso dal DesignTech Hub del Distretto dell’Innovazione di Milano – MIND, ha pragmaticamente organizzato una Design Force composta da architetti, designer, imprese e vari professionisti che ha elaborato delle linee guida rivolte anche al mercato internazionale per rendere sicuri e adatti alla socialità spazi per l’abitazione, l’educazione, il lavoro, il commercio, l’accoglienza e la salute con dei focus su mobilità, innovazione sociale e spazi pubblici.

 

Il mondo istituzionale: Cnappc e RPT

Nell’attesa di un confronto col Governo, il Cnappc con la RTP-Rete Professioni Tecniche sta elaborando proposte per rilanciare il mondo delle costruzioni e semplificare la legislazione, parallelamente, ha scelto di proseguire e “aggiornare il percorso sul futuro” su cui stava già lavorando un comitato composto da Mario Cucinella, Federico Parolotto, Ferruccio Resta, Roberto Cingolani, Enrico Giovannini e Antonio Navarra.

Ha così preso forma la piattaforma digitale architettiperilfuturo volta a raccogliere proposte e a promuovere il confronto tra iscritti, società civile e istituzioni. A far da sfondo all’iniziativa c’è il manifesto “L’architettura è cultura e bene comune” e la prima tappa di questo percorso è la maratona di 24 ore che inizierà il 23 maggio, a seguire ci saranno altri incontri per terminare in autunno con la Festa dell’Architetto e l’appuntamento nazionale Open – Studi aperti.

 

L’Osservatorio sull’emergenza Coronavirus della Fondazione Innovazione Urbana di Bologna

Tra le attività da segnalare c’è quella della Fondazione Innovazione Urbana di Bologna che, attraverso l’Osservatorio sull’emergenza Coronavirus, ha attivato uno spazio di ricerca e confronto volto ad affrontare la crisi elaborando proposte radicate al territorio e basate sulla valorizzazione delle competenze ed energie che caratterizzano la città.

La fondazione mette pariteticamente in sinergia l’amministrazione comunale, l’Università, le organizzazioni economiche, il terzo settore e la cittadinanza e, attraverso l’Osservatorio, ha organizzato un programma di dialoghi con studiosi ed esperti, ha elaborato delle linee guida per lo spazio urbano durante l’emergenza e sta costruendo un archivio digitale per analizzare gli scenari futuri.

 

Per il futuro: più efficienza, trasparenza e rispetto delle procedure

L’emergenza Covid e le inefficienze del settore sanitario manifestatesi a livello regionale dovrebbero aver chiarito che, in futuro, occorrerà garantire la qualità dei servizi al cittadino su tutto il territorio nazionale e che, per guidare la rinascita, occorrerà puntare sull’efficienza dell’Amministrazione Pubblica e la trasparenza delle procedure d’affidamento.

Come sempre accade in Italia durante le emergenze, anche stavolta in tanti hanno cominciato a ripetere che occorre eliminare il peso delle P.A. A rinfocolare gli animi s’è aggiunta la cerimonia del 28 aprile, quando è stato posto in opera l’ultimo impalcato del nuovo viadotto Polcevera ed è stato così battezzato quel “Modello Genova che in tanti indicano come ricetta per superare la post-pandemia.

Ricordando che si è trattato di un iter in deroga a tutte le norme che all’oggi governano le opere pubbliche, dal canto nostro auspichiamo invece che la gestione di questa nuova crisi non diventi l’ennesima occasione per abdicare a procedure che dovrebbero esser rese più chiare e trasparenti poiché, in quel caso, ancora una volta, ci mostreremo incapaci di passare dagli slogan all’attuazione di politiche per la rinascita socio-economica dell’intero Paese.

 

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998, insieme fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente, all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima.. Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006.

    Visualizza tutti gli articoli