Cortina e Trentino, il fronte orientale dei Giochi
Molte incertezze per le rinunce di Baselga di Pinè e Cortina d’Ampezzo. Costi in crescita, tempi ridotti e problemi di legacy
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Published 21 febbraio 2023 – © riproduzione riservata
Il fronte orientale dei Giochi Olimpici invernali del 2026 ha come cuore Cortina e coinvolge la Val di Fiemme (Trento) e Rasun-Anterselva (Bolzano). Proprio in queste sedi si concentrano le preoccupazioni maggiori circa il rispetto dei tempi per tutte le opere previste che, per collaudi e verifiche, dovranno essere già pronte a fine 2025. Da qui la scelta recente di una cabina di regia costante (due riunioni al mese di monitoraggio) per la gestione e l’organizzazione dell’evento, che fa capo alla Fondazione Milano-Cortina 2026 (amministratore delegato Andrea Varnier), e per la realizzazione delle opere, che compete invece alla società Infrastrutture Milano-Cortina 2026 spa (amministratore delegato Luigi Valerio Sant’Andrea).
In particolare, ci sono due principali elementi di dibattito e incertezza che caratterizzano le cronache locali e nazionali negli ultimi mesi, con prese di posizione e rivendicazioni.
Baselga di Pinè, non si pattina
La prevista struttura coperta dell’Ice Rink di Baselga di Pinè (Trento) per le gare di pattinaggio veloce sarebbe troppo costosa da realizzare alla luce dell’aumento dei costi di energia e materie prime. Secondo le ultime stime l’intervento costerebbe 70-75 milioni per un’opera che il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) non ritiene più indispensabile. Nonostante le proteste della Provincia autonoma di Trento (che aveva messo a disposizione circa 60 milioni: 50,5 per la copertura e 9,5 per le opere accessorie), l’ipotesi è decaduta. La struttura esistente, senza rilevanti miglioramenti, non è idonea a ospitare una gara olimpica. E quindi, vista l’incertezza ormai emergenziale sui tempi, proprio nelle ultime settimane si è discusso se spostare le competizioni all’Oval di Torino, all’uopo realizzato per i Giochi 2006, previo adeguamento da 7-8 milioni (ipotesi non esclusa dal Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini), oppure trovare localizzazioni alternative a Milano o Verona.
Pista di bob, dove si va?
La questione della pista di Cortina d’Ampezzo ha tenuto banco per molti mesi, tramontata la realizzazione del nuovo impianto previsto nel dossier di candidatura. Tra le ipotesi, lo spostamento a Cesana Torinese (nell’impianto sostanzialmente abbandonato dopo le Olimpiadi 2006) o perfino ad Innsbruck (Austria). Quest’ultima località si è proposta nel periodo estivo. Si tratterebbe a questo punto di Olimpiadi diffuse non solo fra più regioni di uno stesso stato, ma fra due stati. Una condizione davvero inedita che si scontra con l’orgoglio nazionale e con le intenzioni più volte manifestate dal “governatore” del Veneto Luca Zaia. Il quale, da parte sua, ha messo a disposizione circa 90 milioni per potenziare e riqualificare a Cortina la “mitica” Eugenio Monti (la costruzione originaria ha 100 anni di vita e nel 1956 ha già ospitato i Giochi invernali). Rimangono aperti molti interrogativi sui costi gestionali e su quelli di mantenimento post-evento.
Cortina, questione di eredità
Presentata come edizione non solo territorialmente diffusa e multipolare, ma con molte innovazioni orientate alla sostenibilità (in termini di ridotto consumo di suolo, possibilità di riuso d’impianti, manufatti e strutture esistenti, ridotta nuova edificazione, presenza di strutture smontabili), queste Olimpiadi saranno soprattutto valutate in relazione ai possibili effetti in termini di processo ed eredità post grande evento (la cosiddetta “legacy”). Altri interrogativi riguardano le possibili ricadute per località turistiche con flussi già molto consolidati e senza necessità di rilancio, con il forte dubbio se i territori in questione possano sopportare ulteriori flussi in incremento, durante il grande evento e in futuro. Fra proteste di comitati locali (che potrebbero rallegrarsi se alcune opere inizialmente previste non fossero realizzate), incertezze e ritardi che riguardano ammodernamenti di funivie e cabinovie, due collegamenti intervallivi con nuovi impianti, due ampliamenti di bacini artificiali per produrre la neve da sparare sulle piste e realizzazione di parcheggi, il tempo stringe e gli interrogativi di carattere ambientale aumentano. Alcune opere sono previste in zone con potenziale rischio idrogeologico o con vincolo forestale. Il Villaggio olimpico di Fiames di Cortina (con annesso eliporto), teoricamente dovrebbe essere smontato dopo i Giochi, ma gli attori locali lo vorrebbero vedere riconvertito per i lavoratori stagionali. Più in generale, ci sono preoccupazioni per i costi delle opere in progressiva crescita (di materie prime, per incertezze e problemi realizzativi, per l’inflazione) e alcune infrastrutture inizialmente previste sembrano essere in dubbio. Per le modifiche e rettifiche stradali di accesso a Cortina d’Ampezzo da Belluno e Longarone i tempi sembrano sempre più risicati: probabilmente ci si dovrà accontentare di varianti più ridotte.
Professore associato di Urbanistica, Università IUAV di Venezia