Attraverso l’obbiettivo: con Lorenza Bravetta la fotografia è nel mirino del MiBACT
Prosegue la nostra inchiesta nell’ambito della fotografia contemporanea con l’intervista a Lorenza Bravetta, protagonista della politica ministeriale per la promozione e la valorizzazione di questo bene culturale
Il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo sta promuovendo una nuova politica per la valorizzazione e la diffusione della fotografia in Italia, sia come patrimonio storico che come linguaggio contemporaneo. Per farlo, si avvale di una Cabina di regia, interna a diverse direzioni del MiBACT e istituti collegati, presieduta da Lorenza Bravetta, già direttrice di CAMERA – Centro italiano per la fotografia, con la quale approfondiamo alcuni aspetti che riguardano il rapporto tra fotografia, architettura e paesaggio.
Una delle principali azioni della nuova politica ministeriale di valorizzazione della fotografia riguarda il censimento delle raccolte e degli archivi fotografici in Italia, che si prefigge lo scopo di identificare, in modo partecipativo, i soggetti che, a vario titolo, detengono raccolte o archivi fotografici. La Direzione generale archivi, invece, ha promosso su scala nazionale un progetto sugli archivi di architettura, a partire da fine anni ’90, con l’obiettivo di garantire la buona conservazione, la conoscenza e la fruizione di queste fonti di particolare importanza per la storia dell’architettura e dell’urbanistica. È possibile pensare a un’interazione fra le due iniziative di censimento che possa portare a programmi di valorizzazione e conoscenza grazie alla promozione dei vari fondi, compresi quelli degli architetti, delle imprese di costruzione, delle grandi opere?
Assolutamente sì. Il progetto, promosso dal MiBACT e del turismo in collaborazione con CAMERA – Centro italiano per la fotografia, è coordinato dall’Istituto Centrale per il catalogo e la documentazione e sostenuto dalla Direzione generale Arte e Architettura contemporanee e periferie urbane. I parametri sulla base dei quali è impostata la campagna di ricognizione nazionale circa gli archivi che detengono fondi fotografici, pubblici e privati, sono stati definiti dall’Istituto Centrale per il catalogo e la documentazione nel modo più ampio e inclusivo possibile all’interno della Cabina di regia, per garantire la necessaria trasversalità al progetto. Il censimento va inteso, quindi, come uno strumento collettivo che restituirà agli utenti, su un unico portale facilmente consultabile, informazioni su tipologia, consistenza, origine e caratteristiche dei materiali censiti. I cardini su cui è basata l’operazione sono la conoscenza sistematica delle raccolte e degli archivi fotografici, al momento indirizzata soltanto a persone giuridiche e non a singoli fotografi, e il concetto di messa in rete delle informazioni. Il censimento si configura dunque come una “rete di reti” e in tal senso, in una seconda fase, costituirà la base su cui impostare un programma di valorizzazione, il più trasversale possibile, della fotografia intesa sia come documento, sia come forma di espressione artistica, sia come ricerca.
La fotografia si è prestata, sin dalla nascita, a un ruolo di testimone in merito alle trasformazioni della città e del territorio. Nel corso del Novecento, soprattutto all’estero, importanti campagne fotografiche di documentazione hanno fatto la storia della fotografia. Anche ora, ad esempio in Francia, il pubblico sostiene il lavoro di documentazione fotografica nel caso di grandi opere, come sta avvenendo per il progetto del Grand Paris, utilizzando il mezzo fotografico da un lato per registrare il cambiamento e, dall’altro, come linguaggio per costruire la comprensione e la partecipazione. È pensabile un’azione pubblica di questo genere anche in Italia?
La politica ministeriale si basa su tre assi: conoscenza per la tutela e valorizzazione, inserimento dell’apprendimento del linguaggio fotografico e visivo nelle scuole, sostegno alla creazione fotografica contemporanea. Per ognuno di questi assi è in corso la definizione delle linee guida su cui impostare i programmi di riferimento futuri. In tal senso, dunque, la Cabina di regia sta lavorando, attraverso consultazioni con esperti nei vari ambiti, alla definizione di un piano strategico che sarà presentato entro fine 2017. All’interno di questo piano strategico verrà sicuramente considerata la possibilità di lanciare campagne di ricognizione che indaghino le trasformazioni urbane e territoriali – ma anche sociali – in corso, avviando processi pubblici di committenza a fotografi. Anche le grandi opere sono un tema di lavoro al centro delle consultazioni di questi mesi e potranno diventare ambiti su cui definire programmi sia di documentazione fotografica sia di sperimentazione e ricerca nel campo della produzione dell’immagine quale linguaggio per la comprensione della contemporaneità e quale strumento di supporto alla progettazione architettonica e pianificazione territoriale.
In tal senso, la fotografia può anche essere un volano economico e di marketing territoriale? Avendo, con il suo inserimento nel Codice per i beni culturali e del paesaggio, consacrato la fotografia a bene culturale, possiamo pensare di farla diventare il motore di sviluppo di alcuni territori? Possiamo pensare a un programma nazionale che individui fisicamente dei poli specializzati in fotografia, delle reti che da virtuali sappiano trasformarsi in veri e propri distretti dove la fotografia diventi elemento trainante anche per l’economia e il territorio?
La cultura è sicuramente un elemento su cui costruire programmi di sviluppo locale e territoriale e, pertanto, anche la componente fotografica, definita innanzitutto come linguaggio, può contribuire alla valorizzazione del nostro Paese. L’obiettivo primario della nuova politica ministeriale in tal senso è l’ottimizzazione dell’esistente, la creazione di un sistema nazionale di enti pubblici e privati e soggetti che, a vario titolo, si occupano di fotografia, in un dialogo permanente anche con esperienze internazionali. Importante in quest’ottica è l’operazione di censimento degli archivi ma, in parallelo, stiamo realizzando una mappatura di altre realtà pubbliche e private attive sul territorio, per avere un quadro preciso dell’offerta a livello nazionale. Auspichiamo che questo lavoro di censimento e mappatura possa fornire alle istituzioni preposte alla conservazione, esposizione e divulgazione in ambito fotografico un quadro di riferimento all’interno del quale muoversi in rete, in una logica di valorizzazione diffusa, al fine di evidenziare anche il ruolo economico che la fotografia può rivestire per lo sviluppo territoriale.
Immagine di copertina di Andrea Guermani
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Per approfondire
Chi è Lorenza Bravetta
Dopo un’esperienza internazionale che l’ha portata ad essere direttrice di Magnum Photos per l’Europa Continentale ha ideato, avviato e, da gennaio 2015 a settembre 2016, diretto CAMERA – Centro italiano per la fotografia – a Torino. Da gennaio 2017 è consigliere del ministro Dario Franceschini per la valorizzazione del patrimonio fotografico nazionale presso il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.
Nata a Torino (1973), è architetta e si occupa di valorizzazione urbana e del territorio. Della sua formazione in restauro al Politecnico di Torino conserva la capacità di leggere gli edifici e comprenderne le trasformazioni, anche grazie alla ricerca storica. È autrice di articoli e saggi sul tema della rivitalizzazione urbana e partecipa a convegni e workshop in Italia e all’estero, in particolare in materia di town centre management e place management. La fotografia – di documentazione e ricerca – occupa gran parte della sua attività e viene spesso utilizzata nei suoi progetti, anche a supporto del lavoro di costruzione dell’identità locale e di percorsi di messa in rete di potenzialità territoriali. Fra le sue pubblicazioni: “La rinascita dell’ex ospedale di Sant’Andrea a Vercelli” (2016), “Hospitalia. O sul significato della cura” (2017), Ars Curandi (2021).