Alla grande scala: tra urbanistica debole e destino incerto
Il punto sulle trasformazioni urbane: la tenuta del Piano di governo del territorio, i comparti cruciali, i progetti griffati
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Da metropoli modello, riferimento per l’intero Paese, a città dal destino incerto. Può essere sintetizzato con questo slogan, anche alla grande scala che ci permette lo sguardo urbanistico e territoriale, il ritratto della Milano dell’autunno 2020. Un anno maledetto, che ha cambiato e cambierà i destini del capoluogo lombardo, forse per sempre. Sconfitto il virus, ciò che rimarrà sarà segnato da un profondo mutamento legato alla nuova organizzazione del lavoro basata sullo smart working. Che fine faranno i 7/800.000 utenti che tutti giorni rendevano ricca la città? Quale sarà il destino dei numerosi grattacieli che affollano il cielo del capoluogo lombardo e che rappresentavano plasticamente la rinascita milanese? Come impatterà un modello basato sul policentrismo urbano in una realtà che ha drenato energie e risorse in un’ottica radicalmente diversa?
Il PGT dopo la pandemia
In uno scenario di questo tipo, anche le scelte del Piano di governo del territorio, approvato giusto un anno fa, sembrano passare in secondo piano. Ha puntato a ridurre il consumo di suolo – così almeno rivendica nei documenti ufficiali – verso una Milano resiliente che scommette sul verde, sulla semplificazione normativa e sulla tutela delle attività commerciali, sempre più pressate dalle iniziative della grande distribuzione e degli shopping mall, cresciuti come funghi fuori dai confini amministrativi: Arese, Locate, Sesto San Giovanni (in previsione) e Segrate (iniziativa per ora congelata causa pandemia).
La città della scienza: dove c’era Expo, si profila Mind
La cittadella del futuro avanza. Sulle aree che esattamente 5 anni fa (i cancelli chiudevano per l’ultima volta il 31 ottobre) ospitarono l’Expo, sta sorgendo un quartiere dedicato all’innovazione, alle scienze e alla tecnologia. È Mind, il Milano Innovation District, prefigurato da Carlo Ratti Associati, che a regime dovrebbe ospitare 60/70.000 persone al giorno e che prevede un investimento, entro il 2029, di 5 miliardi di fondi pubblici e privati. Tra 5 anni, secondo le previsioni, saranno operative tutte le funzioni pubbliche: l’ospedale Galeazzi, lo Human Technopole e il Campus scientifico dell’Università statale, iniziative gestite in parte da Arexpo (la società pubblica proprietaria delle aree), in parte da Lendlease (il gruppo australiano di real estate che ha ottenuto la concessione per 99 anni). Il Galeazzi è in costruzione (i suoi scheletri slanciati hanno già modificato lo sky-line per quello che sarà uno dei nosocomi più alti d’Europa) e per la fine del prossimo anno sarà pronto il West Gate, con 150.000 mq di uffici oltre a 500 residenze: un brano di nuova città, con alberghi, case e spazi verdi. Mind sarà una smart city, per la cui realizzazione Lendlease ha già sottoscritto oltre 80 intese con aziende dei settori energetico, telecomunicazioni, farmaceutica, mobilità e logistica. A breve dovrebbero partire i cantieri per gli edifici in cui saranno ospitate le imprese, mentre il Decumano [il viale centrale di distribuzione ai padiglioni durante Expo; n.d.r.] verrà trasformato in un parco lineare. Le attività dello Human Technopole, fulcro del progetto, sono andate avanti nonostante i ritardi dovuti al lockdown. Una parte dello staff è già al lavoro negli spazi di Palazzo Italia, mentre sono in corso i lavori di ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di due prefabbricati che ospiteranno i laboratori, in attesa del Palazzo della ricerca, la cui progettazione è stata assegnata in aprile, su concorso, allo studio Piuarch.
A sud c’è Symbiosis
Il processo di rigenerazione della zona, un tempo ricca di fabbriche metalmeccaniche, è iniziato con l’arrivo di Fondazione Prada, la cui architettura prospetta sulle aree dell’ex scalo Romana [parliamo ampiamente di tutta la grande partita degli scali ferroviari in un altro articolo]. Sempre qui sta nascendo, per iniziativa di Covivio, su un’area di 130.000 mq, il nuovo distretto degli affari Symbiosis, uno dei più importanti progetti di riqualificazione urbana. Il masterplan dell’area porta la firma di Antonio Citterio & Patricia Viel (progettisti anche del primo degli edifici già inaugurati, che accoglie la sede di Fastweb) e che prevede diversi altri complessi affidati agli studi di Carlo Ratti e di Barreca & La Varra.
A ovest e a nord la città cresce: Seimilano e Uptown
La metropoli cresce anche sul versante nord: a due passi da Cascina Merlata e da Mind, si fa strada Uptown, che EuroMilano (società di sviluppo immobiliare) definisce uno smart district. Il progetto prevede residenze di alto livello (2.000 alloggi per 147.000 mq), disegnati dagli studi Scandurra e Zanetti Design Architettura. Il masterplan di Uptown prevede la realizzazione di un grande parco di 250.000 mq. Dal punto di vista urbanistico Uptown è parte del Piano integrato di Cascina Merlata (10.000 nuovi abitanti, 550.000 mq di superficie territoriale complessiva), che si completa con altre due iniziative: il Merlata Mall di 70.000 mq (su iniziativa di Ceetrus Italy) e un centro scolastico di nuova generazione da poco completato (25.000 mq), che ospiterà oltre 900 alunni.
La riqualificazione della porta meridionale: Rogoredo Santa Giulia
Torri griffate
Il nuovo stadio: tra progetti e polemiche
Reiventing Cities e Milano 2030: una babele di proposte
Immagine di copertina: le tre torri dell’area CityLife (© Arianna Panarella)
Architetto e giornalista professionista, iscritto all’Ordine dei giornalisti di Milano. Per anni ha lavorato all’interno di redazioni di testate specializzate nel settore delle costruzioni. Attualmente come freelance scrive per riviste di architettura, design, edilizia e ambiente. In passato ha svolto attività di ricerca nei settori delle costruzioni e dell’ambiente per enti pubblici e società private. È coautore del libro La città resiliente (Altreconomia; 2016)